L' immenso muro d'acqua che sta inghiottendo una vasta porzione dell'Ucraina meridionale sembra destinato ad avere profonde conseguenze sulla guerra come sull'Ucraina stessa. La diga di Kakhovka era infatti così cruciale - forniva l'energia e l'acqua potabile a intere città e regioni e assicurava il flusso refrigerante alla centrale atomica a Enerhodar - che potrebbe volerci tanto tempo prima che l'entità effettiva dei danni derivanti dal suo crollo sia davvero valutabile.
Del resto, la distruzione dell’immensa struttura idroelettrica costruita nel 1956 ha ricordato un fatto analogo, avvenuto durante la Seconda guerra mondiale, nel 1941, quando l’Ucraina era una repubblica sovietica e l’URSS stava tentando di respingere l’invasione del Paese voluta da Hitler con la famosa “Operazione Barbarossa”.
Con le truppe tedesche e italiane che avanzavano su più fronti e in particolare a sud, i comandi sovietici, e Stalin soprattutto, volevano porre un freno all’avanzata rapida delle truppe dell’Asse lungo la direttrice del Dnipro. Sul grande fiume, del resto, non lontano dalla città di Zaporizhia, era stato realizzato già qualche tempo prima un immenso sbarramento, utile per produrre energia idroelettrica. E, allora come probabilmente due giorni fa, devastare una diga fu la soluzione presa da comandi militari per frenare un’offensiva nemica.
I sovietici decisero di far saltare la grande diga sul Dnipro
Vari media locali, in particolare RadioLiberty, hanno rievocato quanto avvenne non lontano Zaporizhia nell'agosto di 82 anni fa. Mentre i soldati invasori si avvicinavano alla città, Mosca inviò gli agenti dell'NKVD (predecessore del KGB) con il compito preciso di far esplodere la diga idroelettrica Dnipro HES (Hydroelectric Station). La squadra portò a termine con successo la sua missione segreta - che secondo gli storici fu ordinata da Stalin in persona - sfondando le campate della diga e isolando temporaneamente parte della città dagli invasori. Ma l'esplosione generò un'inondazione che sommerse decine di villaggi e insediamenti lungo il fiume Dnipro.
Truppe tedesche stazionano vicino alla diga danneggiata gravemente dai sovietici
L'ondata generata dal cedimento della diga uccise migliaia di civili ignari ma anche ufficiali e soldati dell'Armata Rossa, non informati di quanto si era deciso, che stavano attraversando il fiume Dnipro. Poiché all'epoca non fu reso noto un bilancio ufficiale delle vittime, la stima varia notevolmente. La maggior parte degli storici lo colloca tra 20’000 e 100’000 morti, in base a una valutazione del numero di persone che erano nelle aree inondate all'epoca. Va ricordato che alla sua inagurazione, nel 1932, la diga era la terza più grande al mondo dopo le americane Hoover e Wilson.
Un sopravvissuto, Oleksiy Dotsenko, afferma che quel giorno il fiume divenne rosso. Il suo racconto è una delle ultime testimonianze rimaste della tragedia. "La gente gridava aiuto. Gli animali, come mucche e maiali, strillavano di paura. Tanti tra noi si arrampicavano sugli alberi per salvarsi, ma senza riuscirci", ha ricordato l'anziano. Va detto che i genieri tedeschi ripararono in modo sommario la diga, ma poi la fecero esplodere nuovamente allorché la Wehrmacht dovette iniziare una ritirata precipitosa a causa dell'offensiva sovietica.
L'ampiezza del disastro insabbiata ancora ai giorni nostri
Così, mentre ogni 23 agosto l'Europa celebra la Giornata della Memoria delle vittime di Stalinismo e Nazismo, alcuni abitanti di Zaporizhia si battono ancora per il riconoscimento di una tragedia bellica poco conosciuta. Storici locali e attivisti per i diritti umani accusano infatti le autorità cittadine e nazionali di perpetuare gli sforzi dell'epoca sovietica per insabbiare la verità, rifiutandosi di onorare le vittime. Tuttavia, personalità legate agli attuali vertici di Kiev, come il consigliere governativo Anton Geraschchenko, ha ricordato il ricorso storico di quanto accaduto nel '41, dicendosi convinto che il governo russo attuale sia alla base del disastro.
Quanto già vissuto in passato è infatti tornato tre giorni fa, quando la diga di Kakhovka, posta più a sud-est rispetto alla vecchia infrastruttura, ha subito lo stesso destino. Pure in questo frangente la natura ha pagato un pesante tributo, con migliaia di animali annegati nelle acque della struttura collassata, come è stato il caso dello zoo di Nova Kakhovka, situato a soli 800 metri dalla diga e che ospitava trecento animali tra pony, procioni, cani, istrici, capre, conigli, struzzi, bovidi, scimmie e tante altre bestiole. Si sono salvati solo gli uccelli acquatici come cigni e anatre: chi stava chiuso in recinti o legato nelle stalle come i cavalli non ha avuto scampo.
Il disastro della diga potrebbe avere conseguenze gravi pure sulla fauna selvatica. Secondo quanto evidenziano media ucraini giovedì, una rara specie di roditore, lo stilodipo di Falz-Fein, che viveva nel biotopo che si estendeva lungo le rive del Dnipro nell'Oblast di Kherson, potrebbe essersi estinto a causa del limitato numero di esemplari ancora vivente e della distruzione totale del suo habitat.
Inoltre, il Ministero della Protezione ambientale e delle Risorse naturali ucraino ha riferito dell'inondazione del Parco nazionale di Nyzhnodniprovskyi. "L'alluvione ha colpito i terreni della Emerald Network e i siti Ramsar, che sono di importanza mondiale per la loro biodiversità unica. La flora e la fauna del Parco nazionale contano 120 preziose specie protette. A causa del terrorismo gli animali muoiono sul territorio del Parco nazionale e i loro habitat e la loro riproduzione scompaiono", ha dichiarato Ruslan Strilets, a capo del Ministero dell'Ambiente.
E non è finita. A causa della distruzione dell'impianto di Kakhovka una grande quantità di carburante, lubrificanti e sostanze tossiche provenienti da cimiteri, depositi, fogne e pozzi neri entrerà nel Mar Nero. Ciò avrà un impatto su tutti i gruppi di organismi viventi - dal plancton ai cetacei. Inoltre, il riscaldamento dell'acqua può diffondere attivamente le alghe, che causeranno un'elevata fioritura algale nell'acqua, con tutte le conseguenze negative che questo fenomeno comporta.
Per l'UE Mosca è responsabile per l'accaduto a Kakhovka
Il capo della diplomazia dell'UE, Josep Borrell, ha dichiarato venerdì che "tutto (sembra) indicare" che la Russia sia dietro la distruzione della diga di Kakhovka, per la quale Mosca e Kiev negano la responsabilità. "La diga non è stata bombardata. È stata distrutta da esplosivi installati nella zona in cui si trovano le turbine. Quest'area è sotto il controllo russo", ha asserito alla televisione pubblica spagnola.
"Non ero lì per scoprire chi è stato. Ma tutto sembra indicare che, se è avvenuto in un'area sotto controllo russo, è difficile che sia stato qualcun altro", ha precisato Borrell.
Pure l’agricoltura, settore dove l'Ucraina ha un peso globale importante, patirà a causa della distruzione dello sbarramento. Sono allagate decine di migliaia di ettari di terreni agricoli nel sud del Paese e l’accaduto potrebbe trasformare in deserto almeno 500'000 ettari di terreno che sono rimasti senza irrigazione", ha dichiarato il Ministero dell'Agricoltura ucraino.
Il disastro causato dall'uomo, infatti, interromperà la fornitura d'acqua a 31 sistemi di irrigazione dei campi negli Oblast di Dnipropetrovsk, Kherson, Zaporizhia, ma anche a Mykolaiv, azzerando la produzione di cereali, verdura, frutta, semi di girasole e molto altro ancora. Del resto, secondo Kiev, il disastro derivante dalla distruzione della diga di Kakhovka ha allagato più di 600 chilometri quadrati nella regione di Kherson.
Ucraina, l'inondazione peggiora
Telegiornale 07.06.2023, 20:00