Il Governo di Madrid si appresta a "commissariare" la Catalogna e a sospenderne l'autonomia. La decisione è attesa per sabato. Intanto, che effetti sta avendo la crisi catalana sulle altre regioni della Penisola iberica? Stanno nascendo movimenti analoghi? Sono queste le principali domande che abbiamo rivolto ad Alfonso Basallo, uno dei fondatori del quotidiano El Mundo e al momento direttore del portale di informazione Actuall.
Un'unità di autonomie
Premessa principale per affrontare la questione è la suddivisione politica del paese, ci spiega il giornalista spagnolo. Alcuni regimi autonomi godono di prerogative e competenze che li potrebbero equiparare a "piccoli governi", e questo in particolare è il caso della Catalogna e dei Paesi baschi, diretti entrambi da partiti nazionalisti. Sostanzialmente, quindi "quello che vogliono sono più soldi", più risorse, e "per raggiungere questo fine avanzano sempre più richieste di diritti".
L’autentico "colpo di stato della Catalogna", come sottolinea Basallo, per ora non ha provocato movimenti analoghi all’interno della Spagna. Niente di simile, né in Andalusia, né in Galizia, ad esempio. L’unica regione che per ora assume una posizione "attendista", come spettatrice silenziosa, è quella dei Paesi baschi, che però – ci spiega - gode di un regime fiscale per essa vantaggioso e tale da mitigare pulsioni indipendentiste.
Una disgregazione della Penisola, anche se nei prossimi giorni Puigdemont dovesse dichiarare l’indipendenza, non è quindi da temere. Tale dichiarazione infatti non corrisponde a una "concretizzazione di questa". Solo un riconoscimento ufficiale potrebbe suscitare richieste anche da parte delle altre comunità autonome, mettendo così a repentaglio il futuro dell’unità spagnola.
Nadia Montagner