Maria Corina Machado, uscita oggi dalla clandestinità per partecipare alle manifestazioni anti-Maduro, è stata prima arrestata e poi liberata al termine di un corteo a Chacao, uno dei comuni di Caracas. Lo ha dichiarato sui social media il suo movimento Vente Venezuela, che aveva dato poco prima la notizia dell’arresto.
Da parte sua il ministro dell’Interno venezuelano Disodato Cabello ha smentito le notizie sull’arresto di Machado, definendole “un’invenzione” e “una menzogna”.
Secondo indiscrezioni giornalistiche, l’opposizione guidata da María Corina Machado è al lavoro su un piano B: una presidenza parallela all’estero, guidata dal candidato Edmundo González Urrutia, già riconosciuto come presidente eletto da numerosi Paesi della comunità internazionale.
In una nazione che rischia di precipitare definitivamente nel caos, la presidenza è contesa da due pretendenti. Da una parte c’è il capo dello Stato uscente, Nicolas Maduro, proclamato vincitore (senza aver presentato i verbali elettorali). In carica da 11 anni consecutivi e deciso a non mollare la poltrona per almeno altri sei; il delfino di Hugo Chavez si è detto pronto a difendere la posizione “a costo della vita”.
Dall’altro lato c’è González Urrutia, considerato dall’Occidente il vero vincitore delle presidenziali del 28 luglio 2024, caratterizzate da mancanza di trasparenza da parte delle autorità locali, che hanno alimentato il sospetto di brogli. L’ex ambasciatore, che ha ottenuto asilo dalla Spagna ed è sostenuto dalla leader dell’opposizione Machado, prosegue il suo tour in America Latina (è stato ricevuto anche nella Repubblica Dominicana dal presidente Luis Abinader), dove continua a raccogliere il riconoscimento di vari governi della regione dopo il significativo placet degli Stati Uniti e, da ultimo, anche del Canada. Ancora non si conoscono le sue prossime mosse, ma non si esclude che possa cercare di giurare presso un’ambasciata venezuelana all’estero per istituire una sorta di “governo provvisorio”.
Il sostegno internazionale a Urrutia non sembra comunque preoccupare i fedelissimi di Maduro: con un gesto eclatante, il ministro della Difesa, Vladimir Padrino, ha fatto distribuire volantini con la scritta “ricercato” e le immagini di alcuni ex leader latinoamericani, definiti “criminali” e “invasori” per aver appoggiato l’opposizione venezuelana.
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