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"Via al ritiro dall'Afghanistan"

Gli USA dimezzeranno le truppe presenti, 7'000 soldati in partenza. Le indiscrezioni seguono l'annuncio di Trump sulla smobilitazione dalla Siria

  • 21 dicembre 2018, 08:22
  • 22 novembre, 23:26
00:48

RG 08.00 del 21.12.18 Il servizio di Emiliano Bos

RSI Info 21.12.2018, 10:17

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Gli Stati Uniti ritireranno 7'000 soldati dall'Afghanistan, dimezzando di fatto la presenza delle loro truppe nel paese. Lo afferma un funzionario del Dipartimento della Difesa americana, secondo quanto riportato dai media statunitensi.

Secondo le fonti del Wall Street Journal la riduzione potrebbe iniziare nel giro di qualche settimana. Attualmente gli Stati Uniti hanno 14'000 militari in Afghanistan. La valutazione sul ridimensionamento delle forze nel paese asiatico segue l'annuncio sul ritiro dalla Siria fatto a sorpresa, martedì, dal presidente statunitense Donald Trump (circa 2'000 soldati, che dovranno tornare a casa entro 30 giorni). Una mossa che ha scatenato l'ennesima bufera su Trump. Ha dimostrato chiaramente la sua opposizione il capo del Pentagono, Jim Mattis, che ha lasciato l'amministrazione: nella lettera di dimissioni, il capo delle Pentagono cita divergenze con il presidente nei rapporti con gli alleati e osserva come Trump meriti un segretario alla Difesa con idee in linea con le sue.

Secondo indiscrezioni, "Mat Dog" è stato colto alla sprovvista dall'annuncio: una decisione quella di abbandonare la Siria della quale era all'oscuro. Mattis non sarebbe stato informato neanche sulle valutazioni in corso per ridurre la presenza americana in Afghanistan. L'uscita di Mattis lascia l'ennesimo pesante vuoto all'interno dell'amministrazione e provoca nuove critiche a Trump che, annunciando la sua uscita su Twitter, aveva parlato di pensionamento per Mattis e non di dimissioni.

Intorno al ritiro dalla Siria l'attenzione è elevata a livello mondiale. Mentre dalla capitali alleate arrivano a Washington decine di telefonate per capire cosa stia succedendo, solo Vladimir Putin plaude alla decisione: "Donald ha ragione, ha fatto bene", sentenzia lo zar del Cremlino, che da sempre parla di presenza "illegale" degli USA in Siria. E già pregusta i vantaggi di una Russia che avrà mani libere nella regione, così come l'Iran e come la Turchia, pronta a una nuova offensiva sulle milizie curde da quattro anni armate ed addestrate dagli americani, ed ora di fatto abbandonate al loro destino. Sullo sfondo il pericolo che l'autoproclamato Stato Islamico (IS), marginalizzato in un'area al confine con l'Iraq, possa rialzare la testa, nonostante Trump canti vittoria.

AP/ATS/M. Ang.

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