Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace 1991, celeberrima attivista birmana per i diritti umani, ha subito una sorta di schiaffo da parte di Amnesty international, che le ha revocato il premio di "Ambasciatrice della Coscienza", attribuitole nel 2009.
"Siamo costernati dal fatto che non sei più un simbolo di speranza, di coraggio e di difesa costante dei diritti umani", hanno detto i responsabili della ONG. "Ti ritiriamo questo premio con profonda tristezza".
Amnesty con questo gesto ha inteso denunciare il silenzio della donna anche sulle "molteplici violazioni dei diritti umani" osservate da quando ha assunto la guida del governo birmano nel 2016. Più di 700'000 Rohingya, infatti, sono fuggiti dagli abusi commessi dai soldati birmani nel 2017 e si sono rifugiati nel vicino Bangladesh, in condizioni di vita difficili.
Ora viene rimproverata, - testualmente - "per un vergognoso tradimento dei valori che un tempo rappresentava, per un'apparente indifferenza di fronte alle atrocità commesse dall'esercito birmano".