Il Myanmar ha respinto mercoledì il rapporto dell'ONU con le accuse di genocidio, crimini di guerra e contro l'umanità nei confronti della comunità dei Rohingya, costretta a fuggire dal paese tra l'agosto e il dicembre del 2017. Lo rende noto la stampa locale riportando le dichiarazioni di Zaw Htay, portavoce del Governo.
Le autorità sostengono di non avere mai autorizzato gli ispettori a entrare nel paese. Hanno dunque deciso di creare una commissione di inchiesta indipendente per la Birmania, così da poter rispondere alle false accuse delle Nazioni Unite. Il Governo civile vuole così difendere l'esercito, una potente forza politica.
La leader birmana Aung San Suu Kyi si è astenuta dal commentare il rapporto degli esperti delle Nazioni Unite pubblicato lunedì e si rammarica di non aver usato la sua "autorità morale" durante la crisi e che la propria amministrazione abbia negato ogni problema e impedito le indagini delle Nazioni Unite.