"Le persone in possesso di un certificato Covid europeo non dovrebbero essere soggette ad ulteriori restrizioni della libera circolazione": è quanto si legge nella raccomandazione adottata oggi, martedì, dal Consiglio dell'UE. Il nuovo approccio tiene conto dello stato della persona e non delle situazioni regionali, mirando a garantire nel contempo maggiore chiarezza e prevedibilità ai viaggiatori.
Entrerà in vigore il 1° febbraio, lo stesso giorno dell'atto che riduce a 9 mesi il periodo di validità dei certificati di vaccinazione. Anche il Consiglio federale, in Svizzera, ha già proceduto a quest'ultima rettifica, proprio allo scopo di garantire che il pass elvetico continui a essere riconosciuto in Europa.
Questo non significa però che non sarà più richiesta la compilazione dei formulari nazionali che permettono il tracciamento degli spostamenti. La fine delle restrizioni non si applicherà inoltre alle regioni dell'UE dove la circolazione del coronavirus è ancora molto alta, quelle che il Centro europeo per il controllo delle malattie di Stoccolma colora di rosso scuro nella cartina aggiornata ogni giovedì.
Inoltre, i poteri in materia sanitaria sono dei singoli Stati: queste sono quindi raccomandazioni e anche se tutti i Paesi membri affermano di volersi coordinare, dal lato pratico potrebbero ancora sorgere delle differenze.
A chi non è vaccinato da almeno 14 e non più di 270 giorni, non è guarito negli ultimi sei mesi o non è risultato negativo a un test (PCR nelle ultime 72 ore o antigenico rapido nelle ultime 24 ore) potrà ancora essere richiesto un tampone all'ingresso o entro un giorno dall'arrivo in Paese europeo. Viaggiatori con un ruolo o un'esigenza essenziale, pendolari transfrontalieri e bambini sotto i 12 anni potranno continuare ad essere esentati.
RG 09.00 del 26.01.2022 La corrispondenza di Gian Paolo Driussi
RSI Info 26.01.2022, 10:35
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La situazione in Svizzera
La raccomandazione si applica alla zona Schengen e quindi anche alla Svizzera, che ha una delle incidenze di casi più alte di Europa. Le zone alla quali possono essere applicate restrizioni al di là della richiesta di certificato sono quelle con più di 500 casi ogni 100'000 abitanti in 14 giorni. Nella Confederazione sono oltre 4'000, ma è anche vero che sono pochissimi i Paesi che al momento in Europa restano al di sotto di quel valore. Per i cittadini elvetici, a breve termine, non dovrebbe quindi cambiare nulla.