Mascherina davanti alla bocca e distanziamento sociale obbligatorio, in 50 mila si sono radunati lungo il National Mall di Washington DC per una marcia contro il razzismo partendo dal Lincoln Memorial, come in quel lontano 28 agosto 1963, giorno del discorso di Martin Luther King: “I have a dream” (io ho un sogno).
La coincidenza non poteva essere più drammatica: ad aprire il corteo il padre di Jacob Blake, il 29enne afroamericano che giace in ospedale a Kenosha, Wisconsin, paralizzato probabilmente per sempre, dopo che agenti della polizia locale gli hanno sparato almeno sette volte nella schiena durante un controllo sulla sua automobile. "Mio figlio è in un letto di ospedale e lo tengono ammanettato", ha spiegato. La CNN ha riferito in seguito che le manette gli erano state tolte e i poliziotti che lo piantonavano richiamati.
"Quando è troppo è troppo", ha scandito Martin Luther King III, figlio maggiore dell’omonimo leader storico per i diritti civili degli afroamericani, auspicando che si ritorni allo spirito del '63.
Una marcia che è anche un importante momento di raduno a pochi mesi dalle elezioni in cui l’America sarà chiamata a decidere se vuole o no altri quattro anni di Donald Trump alla Casa Bianca. Appena ieri Trump, nell’accettare formalmente la nomination repubblicana, ha ribadito lo slogan che probabilmente marcherà la sua campagna da qui a novembre: “law and order”, legge ed ordine, la promessa di mano ferma contro le proteste e i disordini come quelli che hanno seguito i fatti di Kenosha, o quelli di Minneapolis.
Un'altra marcia di Washington, 57 anni dopo
Telegiornale 28.08.2020, 22:00
Il collegamento col corrispondente
Telegiornale 28.08.2020, 22:00