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Washington lascia l’OMS, cosa significa?

Il professor Antoine Flahault: “La questione del finanziamento è più simbolica che reale. Tutti i paesi ricchi potrebbero compensare il 15% mancante”

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OMS e l'uscita degli Stati Uniti

SEIDISERA 22.01.2025, 18:00

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Di: SEIDISERA-Lucia Mottini/RSI Info 

Il nuovo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha confermato lunedì l’intezione di uscire dall’OMS. Ma cosa significa per questa organizzazione, ci sono preoccupazioni per la sua sopravvivenza? Su questo punto SEIDISERA ha sentito il professor Antoine Flahault, esperto di salute globale all’Università di Ginevra.

Washington è il primo finanziatore dell’OMS. La sua partenza cosa significa per l’Organizzazione mondiale della sanità?

“La questione del finanziamento è più simbolica che reale: il costo annuale del funzionamento dell’OMS è appena superiore a quello degli ospedali universitari di Ginevra. Tutti i paesi ricchi potrebbero compensare il 15% mancante per la partenza degli Stati Uniti. Del resto il secondo finanziatore per importanza è la fondazione privata Bill&Melinda Gates”.

Quindi è più per la gestione globale della sanità, che questa partenza diventa un problema?

”Prima di tutto ci sono dei programmi finanziati precisamente dai fondi americani che sono minacciati. Ma andando oltre, sono in gioco le forti competenze nord-americane all’interno dell’organizzazione e la visione occidentale su molti aspetti legati alla salute. Pensiamo ai diritti delle donne in materia riproduttiva, pensiamo ai diritti delle minoranze nella lotta all’AIDS. Questi programmi non corrispondono necessariamente alla visione di altri paesi che potrebbero prendere il posto degli Stati Uniti, come i BRICS, come l’Arabia Saudita o altri paesi arabi che potrebbero compensare facilmente il 15% lasciato libero dagli Stati Uniti”.

Sappiamo che Trump avrebbe già voluto uscire dall’OMS al termine del suo primo mandato. Quali sono le ragioni?

“In quel momento la ragione invocata era la vicinanza eccessiva - o addirittura la ‘compiacenza’, a suo dire - dell’OMS e del suo direttore rispetto alla Cina. Anche oggi, c’è il riferimento alla Cina perché il suo contributo all’OMS è molto inferiore a quello degli Stati Uniti, benché abbia una forte capacità di investimenoo, un prodotto interno lordo importante e una grande popolazione”.

Il contributo di Washington all’OMS era stato salvato dall’elezione di Biden. Oggi, l’addio dell’amministrazione Trump è definitivo?

”C’erano due tendenze nella squadra di Trump, e mi sembra che la decisione attuale sia una via di mezzo. Da una parte, l’annuncio del ritiro dall’organizzazione è simbolicamente forte, dall’altra non significa che chi nell’amministrazione chiede piuttosto di riformare l’OMS abbia necessariamente perso la battaglia. Ci vuole ancora un anno perché la decisione sia effettiva. Se la mia lettura è giusta, durante quest’anno Washington continuerà a versare i fondi promessi, ma grazie a questa leva, negozierà delle riforme.”

L’OMS sta portando avanti un nuovo importante accordo che influenzerà la gestione di una futura pandemia. I prossimi negoziati sono già in febbraio. Gli Stati Uniti vi parteciperanno oppure no?

“Molti dicono di no. Ma siccome non sono ancora partiti definitivamente, hanno ancora il diritto di partecipare, mantenendo la pressione: potranno decidere in un secondo tempo se ritengono l’OMS davvero infrequentabile o se ci sono degli sforzi per tenere conto delle ragioni che Washington vuol far valere”.

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