Il presidente statunitense Joe Biden ha imposto sanzioni finanziarie e il blocco del visto a quattro coloni israeliani in Cisgiordania responsabili di violenze e minacce nei confronti dei palestinesi, nonché di tentativi di distruggerne o sottrarne le proprietà. Sono atti che l’inquilino della Casa Bianca ha giudicato “intollerabili” e che costituiscono “una seria minaccia alla pace, alla sicurezza e alla stabilità” in tutto il Medio Oriente, come si legge in un comunicato del consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan.
La possibilità di ricorrere a questo strumento era già stata preannunciata da Biden a metà novembre. Il presidente è sotto pressione per il suo fermo sostegno a Israele, nonostante il bilancio sempre più pesante dell’offensiva a Gaza, già costata oltre 27’000 vite. Il passo annunciato giovedì - dopo ripetuti richiami al Governo Netanyahu affinché intervenisse per frenare le violenze in Cisgiordania - è un un esempio più unico che raro di sanzione nei confronti dello storico alleato.
L’Esecutivo israeliano - che conta fra i suoi membri diversi ministri fautori della colonizzazione - ha prontamente reagito criticando la decisione. “Non c’è nessun motivo per sanzionare i coloni. La stragrande maggioranza di essi sono cittadini rispettosi della legge”, ha detto Benyamin Netanyahu.
Stando alle Nazioni Unite, dopo il 7 ottobre le violenze nei Territori occupati della Cisgiordania sono raddoppiate di intensità. Sono stati uccisi fino a fine gennaio 370 palestinesi, almeno 8 dei quali da coloni. Parti della Cisgiordania e Gerusalemme Est sono sotto il controllo israeliano dalla Guerra dei Sei Giorni del 1967 e il numero di insediamenti è aumentato negli anni: oggi sono più di 200 e vi vivono 600’000 ebrei. Per l’ONU l’esistenza degli insediamenti viola il diritto internazionale. Queste due aree sono rivendicate dai palestinesi come parte del loro Stato, alla cui esistenza Netanyahu si oppone.
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Reportage da Hebron, luogo caldo del conflitto
Telegiornale 28.01.2024, 20:00