Reportage

Hebron, città simbolo di un conflitto irrisolto

Nell’area H2 della città cisgiordana il controllo dell’esercito israeliano sulla popolazione palestinese è portato all’estremo

  • 31 gennaio, 05:53
  • 31 gennaio, 05:53

Reportage da Hebron, luogo caldo del conflitto

Telegiornale 28.01.2024, 20:00

Di: TG-Elena Boromeo, Emilio Romeo/RSI Info

La guerra a Gaza, scoppiata dopo gli attacchi del 7 ottobre perpetrati da Hamas, ha riportato l’attenzione su quello che è un conflitto irrisolto. Uno dei luoghi più emblematici del fallimento del processo di pace è la città di Hebron, in Cisgiordania. È qui che una comunità di coloni israeliani vuole ripristinare l’antica presenza ebraica. Al contempo il controllo dell’esercito israeliano sulla popolazione palestinese è portato all’estremo.

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Nella città vecchia, a decidere gli spostamenti sono tornelli metallici, muri e checkpoint militari. Nella cosiddetta area H2 della città., una delle zone più ad alta tensione di tutta la Cisgiordania, 35’000 palestinesi coabitano con circa 650 coloni israeliani.

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“Questo è un muro messo qui dall’esercito israeliano circa 10 anni fa”, spiega Alaa Jaber, residente della zona H2, ai microfoni della RSI. “Separa due quartieri, da una parte si va verso la Moschea di Abramo e la città vecchia. I muri di separazione dovevano servire per proteggerci dagli attacchi dei coloni, ma in realtà la loro funzione è dividere le comunità e isolarle, in modo che le persone siano spinte ad andarsene”.

La strada dei martiri è uno dei simboli dell’impossibilità della coesistenza tra i due popoli. È conosciuta anche come la “strada fantasma” dal momento che tutti i negozi che una volta rappresentavano il mercato della città di Hebron oggi sono chiusi e l’accesso è vietato ai palestinesi. Una situazione che dagli abitanti viene descritta come segregazione, e che dopo il 7 ottobre sembra essere stata portata all’estremo. Per due settimane gli è stato impedito di uscire di casa.

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“Fare la spesa e portare a casa qualsiasi cosa è diventata un’impresa, così come cercare delle cure mediche"

  • RSI

“Abbiamo dovuto trovare modi per muoverci attraverso le abitazioni o usando passaggi insicuri e distrutti”, racconta una residente del luogo. “Fare la spesa e portare a casa qualsiasi cosa è diventata un’impresa, così come cercare delle cure mediche. Abbiamo anche dovuto razionare il cibo per farcelo bastare per una settimana”. L’esercito israeliano nega che sia stato istituito un coprifuoco. Ma diverse restrizioni sono ancora in vigore.

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Nell'area H2 35’000 palestinesi coabitano con circa 650 coloni israeliani.

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“Nel nostro quartiere vicino alla Strada dei Martiri i residenti possono uscire alle sette del mattino ma devono tornare entro le sette di sera”, ci spiega Sufiane, palestinese residente a Hebron. Inoltre, le perquisizioni e le incursioni nelle abitazioni sono costanti. Spesso a farle sono coloni vestiti con uniformi militari. Dal 7 ottobre sembrano pronti e incoraggiati a fare qualsiasi cosa”. Sufiane ci dice che la paura è la costante della sua quotidianità. Ma nonostante tutto, come altri abitanti di Hebron, non intende andarsene.

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