“Cina e Brasile sono i due membri più rappresentativi del Sud globale. Il rafforzamento delle loro relazioni darà nuovo impulso alla creazione di un ordine mondiale più equilibrato e multilaterale”. Si tratta solo di una delle tante frasi celebrative della conclusione del viaggio in Sudamerica di Xi Jinping, che ha visto la sua ultima tappa proprio in Brasile. Il tour del presidente cinese è avvenuto in un momento assai delicato per gli equilibri globali, visto che è arrivato subito dopo le elezioni presidenziali negli Stati Uniti. L’esito delle urne, con la vittoria di Donald Trump, ha certamente influito nel dare maggiore slancio alla retorica di Xi. L’obiettivo di fondo sarebbe stato lo stesso a prescindere: presentare la Cina come garante del libero commercio e potenza responsabile di fronte alle crisi globali. Ma coi diffusi timori di una nuova ondata di protezionismo commerciale, alimentata dalle minacce di dazi da parte di Trump, ha dato maggiore profondità al primo punto.
Con un approccio come sempre olistico, il viaggio di Xi tiene insieme elementi multilaterali e bilaterali. Partiamo dai primi, con gli appuntamenti in Perù per il vertice annuale dell’Apec (Cooperazione Economica Asia-Pacifico) e in Brasile per il summit del G20. In entrambi i consessi, Xi ha giocato la parte del protagonista principale. Complice la sconfitta di Kamala Harris, per il presidente statunitense uscente Joe Biden è rimasto apparentemente un ruolo da comprimario o attore non protagonista, come dimostrato plasticamente dalle foto di gruppo in cui appare in seconda fila e defilato rispetto alla centralità del leader cinese.
A Lima, Xi ha posto l’accento su economia e commercio, con diverse critiche più o meno implicite agli Stati Uniti. “Il mondo è entrato in un nuovo periodo di turbolenze e cambiamenti, l’unilateralismo e il protezionismo si stanno diffondendo, la frammentazione dell’economia mondiale si è intensificata. Ostacolare la cooperazione economica con vari pretesti, insistendo sull’isolamento del mondo interdipendente, sta invertendo il corso della storia”, in un messaggio che pare rivolto al futuro inquilino della Casa Bianca. Al summit del G20, la delegazione cinese ha invece partecipato attivamente a tutte le discussioni, con un approccio più aperto che in passato. Secondo funzionari occidentali citati dalla Reuters, il team di Xi ha dato un contributo costruttivo anche su temi solitamente evitati, come i diritti delle donne e l’uguaglianza di genere. La sensazione netta è che la Cina, memore della lezione imparata durante il primo mandato di Trump, stia cercando di migliorare la sua immagine globale mostrando un volto più accomodante. Obiettivo: riempire i vuoti lasciati da Washington.
Impennata degli scambi tra Cina e Sudamerica
Il discorso vale ancora di più per il Sudamerica, che Trump ha spesso vissuto come un problema, mentre Xi lo vede come una grande opportunità. Dal 2000 a oggi, l’interscambio tra Pechino è il Sudamerica è passato da 12 a 450 miliardi di dollari statunitensi. Pechino è ora il principale partner commerciale per la maggior parte dei Paesi della regione e ha lo stock di investimenti in più rapida crescita, con un focus prioritario sui settori chiave come l’estrazione di minerali critici, la generazione e la trasmissione di elettricità e le infrastrutture digitali e di trasporto. Mettere radici in America latina consente alla Cina di accedere a risorse cruciali per la tecnologia verde, come il litio, ma anche di aggirare sanzioni e dazi. In Brasile, per esempio, entrerà a breve in funzione un grande impianto di produzione di BYD, colosso delle auto elettriche nel mirino anche dell’Unione Europea. Ed è già attivo il gigante delle telecomunicazioni Oppo, che non è escluso possa entrare in futuro nel mirino di Trump come già in passato è accaduto a ZTE prima e Huawei poi.
Accolto in pompa magna
L’accoglienza riservata a Xi, sia in Perù sia in Brasile dove ha effettuato due visite di Stato, è stata magniloquente. Sui social cinesi è virale il video di una cantante brasiliana che intona Wǒde Zǔguó (“la mia madrepatria”), celebre canzone popolare cinese. “Prova che il Sudamerica rifugge il protezionismo degli Stati Uniti”, sostengono i media di Pechino. Dopo aver inaugurato il mega porto di Chancay insieme alla presidente peruviana Dina Boluarte, Xi ha sottoscritto con l’omologo brasilianio Lula ben 37 accordi, elevando i rapporti bilaterali a un partenariato strategico. Le intese riguardano tra le altre cose commercio, sviluppo sostenibile, intelligenza artificiale e infrastrutture. Tra queste proprio il mega porto di Chancay, al cui sviluppo parteciperà anche il Brasile. Molta enfasi su tecnologia e aerospazio. Spicca l’accordo satellitare tra la compagnia statale brasiliana Telebras e SpaceSail. Il rivale cinese della Starlink di Elon Musk entrerà sul mercato brasiliano e avrà accesso ai siti di lancio. La mossa non è casuale. Musk è un noto sostenitore di Bolsonaro, rivale di Lula. E il social media X è stato bloccato dalla corte suprema brasiliana per qualche mese. Nei giorni scorsi c’è stata peraltro una nuova polemica tra il tycoon, futuro componente dell’amministrazione Trump, e la moglie di Lula.
Oltre al commercio, ci sono anche politica e strategia. La Cina tiene molto a sottolineare anche la visione comune sulle sfide globali che la avvicina ai Paesi del Sudamerica. “Difendiamo la riforma della governance globale e un sistema internazionale più democratico”, ha dichiarato Lula in conferenza stampa al fianco di Xi, prima di ribadire il sostegno a un piano comune per la soluzione politica della guerra in Ucraina. “Segno che il Sud globale vede la Cina come una potenza responsabile”, si dice a Pechino, dove si provano a mettere a frutto le opportunità strategiche concesse da un occidente in fase di transizione. Il Sudamerica offre in tal senso ampio spazio di manovra alla Cina, che coltiva da tempo rapporti commerciali e diplomatici con una regione utilizzabile anche come pungolo del primo rivale.