Natura e Animali

Il viaggio degli anfibi

Il periodo di riproduzione di rane e rospi porta questi animali ad attraversare le strade: un viaggio spesso mortale

  • 1 aprile 2017, 09:59
  • 23 novembre 2024, 06:14
02:00

A spasso con gli anfibi - di Marija Milanovic e Andrea Pasquot

RSI Info 01.04.2017, 08:00

"Cos’è quel cartello con le rane?", "E le barriere lungo la strada?", "Chi sono quelle persone che di notte girano con un giubbotto catarifrangente, la pila e il secchio?": domande che molti si saranno già posti nelle ore serali del periodo febbraio-maggio, al volante della propria automobile.

Il cartello indica che gli automobilisti si stanno avvicinando a una zona nella quale gli anfibirane, appunto, e rospi principalmente – attraversano la carreggiata per dirigersi verso i corsi d’acqua dove si riprodurranno dopo aver passato i mesi invernali nei boschi.

La barriere, vista la loro altezza (circa 40 centimetri), impediscono – anche se non totalmente – agli animali di accedere alla strada nei punti più rischiosi. Ed è a questo punto che "quelle persone con i giubbotti" intervengono: si tratta di volontari che, armati di pile, li cercano e li raccolgono per poi liberarli dall’altra parte. Un turno, in serate di pioggia, può durare fino a quattro ore.

Magadino - Una serata con anfibi e volontari

"Non ci sono requisiti speciali per diventare volontari", ci spiega Anita Python, che coordina quelli del Gambarogno. Lo possono fare anche i bambini, e sono proprio loro che si divertono maggiormente durante le "ronde", nel corso delle quali imparano anche qualcosa di nuovo.

Non si tratta però soltanto di far attraversare gli anfibi. Queste operazioni servono anche a monitorare la loro popolazione: agli esemplari più grossi viene applicata un’antenna (che non deve superare il 10% del peso dell’animale) che permette di seguirne gli spostamenti nel corso dell’estate.

Dai 500 ai 1'400 esemplari ogni anno

"Le statistiche degli ultimi anni indicano che in media circa 500 esemplari si spostano ogni anno per riprodursi. E ci sono stati picchi di 1'400 elementi", prosegue Anita Python. Gli ultimi rilievi mostrano però una tendenza al ribasso. Tendenza che quest'anno potrebbe essere confermata, visto il lungo periodo privo di piogge vissuto dal canton Ticino. Periodo che ha anche ritardato l'intero processo di riproduzione di questi animali che, lo ricordiamo, appartenengono tutti a specie protette.

Marija Milanovic

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