A pochi passi dalla stazione Tiburtina di Roma c’è una vasta area industriale dismessa. Un’area di 20'000 m2 di verde, capannoni e uffici nella quale l’azienda RSI (Rail Service Italia) effettuava la manutenzione e la riparazione dei treni di notte. Con l'alta velocità e la costruzione della nuova stazione nel 2011 arriva il fallimento di RSI e l’anno successivo alcuni operai rimasti senza lavoro decisero di occupare l’area. Nel 2013 l’occupazione apre a dei gruppi di attivisti, ad altri lavoratori e a dei precari. Nasce così Oz - Officine Zero. Quel gruppo di occupanti infatti iniziò a riattivare gli spazi lavorativi, la mensa e le aree di produzione. Attivò il co-working e allo stesso tempo elaborò un progetto per la realizzazione di un polo di riuso e riciclo.
Oz si trasformò in un progetto di rigenerazione urbana di quell'area che molto probabilmente sarebbe stata destinata per anni a essere un enorme spazio abbandonato in attesa di un acquirente. Oggi è uno spazio che attrae differenti persone e differenti competenze. Artigiani, architetti, designer, scultori, giornalisti, professionisti indipendenti, comunicatori vi condividono spazi, idee e progetti sempre guidati dalle pratiche del riuso e del riciclo. "Aggiusteremo tutto!" diventa lo slogan di Oz. Al suo interno i valori dell’innovazione e della sostenibilità camminano di pari passo enfatizzando sempre più la necessita di un’economia circolare e collaborativa.
Una filosofia che gradualmente ha portato gli Officine Zero a trasformarsi in una multifactory votata non solo a valorizzare le competenze dei lavoratori, ma anche giocare un ruolo di educatore e formatore. Così, più recentemente, sono iniziate le progettualità nelle scuole e nelle carceri minorili volte a sensibilizzare alla cultura del riuso, alle tematiche ambientali ma anche a quelle del lavoro.
Dario Lo Scalzo