A poco più di due mesi dalla celebrazione del Referendum indipendentista in Catalogna, previsto per il 1 ottobre, si fa sempre più alta la tensione sull’asse Barcellona-Madrid. Il governo spagnolo continua a bollare come incostituzionale la consulta popolare convocata unilateralmente dall’esecutivo catalano, che dal canto suo fa appello al diritto di autodeterminazione per giustificare una votazione che dovrà decidere se convertire la Catalogna in una Repubblica indipendente. Secondo il vice presidente catalano, Oriol Junqueras, sarà l’affluenza alle urne a legittimare, di fatto, un’eventuale indipendenza ed i catalani contrari alla secessione giocano un ruolo decisivo in tal senso.
Stando agli ultimi sondaggi del Centro di Studi d’Opinione di Barcellona, il 49,4% dei catalani vuole rimanere annesso alla Spagna. Le motivazioni sono principalmente di natura economica, legate in primis alle conseguenze della secessione in chiave europea. Le autorità di Bruxelles hanno ribadito più volte che quella catalana è una questione interna alla Spagna, sottolineando però che la Catalogna uscirebbe dall’Unione Europea nel caso in cui si dichiarasse l’indipendenza.
I partitari del “no” alla secessione evidenziano le pesanti ripercussioni che subirebbero le esportazioni catalane, fiore all’occhiello dell’economia regionale con oltre 17 miliardi di euro fatturati nel primo trimestre del 2017, in seguito all’uscita dall’eurozona e dal trattato di Schengen. A rischio sarebbero anche i fondi europei garantiti alla Catalogna per il periodo 2014-2020, pari a 2 miliardi di euro.
In ambito interno, secondo gli anti-indipendentisti, il governo catalano avrebbe inoltre enormi difficoltà ad accollarsi il costo delle pensioni, ad oggi garantite interamente dalla Seguridad Social su scala nazionale, in aggiunta alle eventuali spese di una fase di transizione verso un nuovo stato sovrano e catalano.
I sondaggi del Centro di Studi d’Opinione rivelano che la percentuale degli anti-indipendentisti è molto alta, pari al 57%, tra gli over 65: si tratta soprattutto di emigranti di origine andalusa, arrivati in Catalogna negli anni ’60 e ’70 del secolo scorso (oltre 800mila persone) in cerca di lavoro. Un fronte socialmente compatto, che rivendica l’indivisibilità della Spagna come un simbolo della propria identità.
Mario Magarò