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Dayton, 20 anni dopo

L'accordo che mise fine a tre anni e mezzo di guerra, che ridisegnò la penisola balcanica e portò la pace

  • 14 dicembre 2015, 08:45
  • 14 settembre 2023, 09:58
Centomila morti, in tre anni e mezzo. Poi l'accordo e l'attesa di giustizia

Centomila morti, in tre anni e mezzo. Poi l'accordo e l'attesa di giustizia

  • Keystone


È stata, quella combattuta nell'ex
Jugoslavia (6 aprile 1992 - 1. novembre 1995), la guerra più sanguinosa registrata in Europa dal 1945. Sono passati solo vent'anni. Sembra un'eternità. Non a coloro che, in quella guerra, hanno perso tutto: affetti e beni materiali. Molti attendono ancora giustizia. Il
Tribunale penale internazionale dell'Aja per i crimini nell'ex Jugoslavia dovrebbe pronunciare le sentenze nei confronti di
Ratko Mladic e
Radovan Karadzic nel 2016.


Eppure, senza l'accordo di Dayton - sottoscritto l'11 novembre 1995 negli Stati Uniti e ratificato il 14 dicembre 1995 in Francia - non ci sarebbero stati né pace né giustizia. Quell'accordo, che ridisegnò la penisola balcanica e che vide i nemici giurati -
Slobodan Milosevic, presidente della Serbia,
Alija Izetbegovic, presidente della Bosnia e
Franjo Tudjman, presidente della Croazia - stringersi la mano, ha cambiato anche la storia geopolitica dell'Europa.

I tre momenti storici dell'accordo (novembre-dicembre 1995)


Tre anni e mezzo di guerra, oltre centomila morti e l'intervento di 60'000 soldati della
NATO hanno trovato il punto finale in quelle firme apposte a Parigi quando presidente era
Jacques Chirac e accanto a lui, come alleati, c'erano
Bill Clinton,
Helmut Kohl (D),
John Major (UK),
Felipe Gonzales (E) e
Viktor Chernomyrdin (RUS). Così la TSI riferì, quel giorno, dell'avvenimento.

01:46

TG 20.00 del 14 dicembre 1995 - La firma della pace

RSI Info 11.12.2015, 00:00

La situazione oggi


Brigitte Latella, collega del TG, è tornata, in questi giorni a Sarajevo. "È la quarta volta che ci torno - racconta -, ma così non l'avevo mai vista. La nebbia mista al fumo, perché qui si riscalda ancora molto a legna, avvolge tutto. Dai nuovi grattacieli, occupati in molti casi solo a metà, alla città vecchia, dove questa coltre opaca dona un'aria di mistero ad edifici già pregni di secoli di storia. Nonostante l'abbia già visitata più volte, qualche elemento di novità c'è: la pavimentazione della città vecchia è stata in parte rifatta: il caratteristico ciottolato ha lasciato lo spazio a lastroni su cui è più facile camminare e l'antica biblioteca è tornata, da maggio 2014, al suo splendore. Una ricostruzione notevole e certamente necessaria, quella della capitale, ma dove rimane molto da fare. I trattati di Dayton, siglati vent'anni fa, hanno frammentato a livello politico e amministrativo il Paese, rendono difficile realizzare, in alcuni casi, anche opere molto semplici. In attesa di poter trasferire i suoi uffici proprio all'antica biblioteca, il sindaco di Sarajevo
Ivo Komšić, presente alle trattative a Dayton, ha raccontato a me e al mio videomaker Elia Regazzi, di qualche progetto congelato a causa delle complicazioni politiche e soprattutto la sua esperienza all'epoca dei negoziati".

02:29

Vent'anni dopo Dayton, l'intervista al sindaco di Sarajevo

RSI Info 13.12.2015, 12:49

m.c.

Dal TG20.00:


02:25

20 anni di pace nella ex Jugoslavia

Telegiornale 14.12.2015, 21:00

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