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Dov'è finito Derek Black?

Viaggio nel cuore del nazionalismo bianco degli Stati Uniti attraverso la storia di un figlio che si è ribellato (2)

  • 20 marzo 2017, 06:41
  • 23 novembre, 06:24
03:46

Stormfront e i suoi nemici (2) - di Alessandro Chiara

RSI Info 20.03.2017, 07:00

Ci si deve soprattutto armare di pazienza per entrare al Southern Poverty Law Center (SPLC). Ho suonato il citofono, mi sono annunciato e ho aspettato in auto. Dopo qualche minuto, un addetto alla sicurezza si è materializzato davanti a me. Con quegli occhiali da sole mi ricordava l’agente Poncherello, del telefilm CHiPs. Forse un po’ più ruvido. E la perquisizione della vettura era solo il primo di una serie di controlli.

D’altronde se combatti l’odio, è inevitabile che l’odio ti si ritorca contro. Negli Stati Uniti il SPLC, come tutti lo conoscono lì, è una vera e propria istituzione. Soprattutto per il suo programma di monitoraggio degli hate groups, i gruppi d’odio. Chi ci lavora, spesso finisce sotto scorta e sa che metterci la faccia, davanti a una telecamera, significa rischiare la pelle. Lo sa soprattutto Heidi Beirich, responsabile del programma.

È un duro lavoro, contrastare l’odio. Ore e ore di paziente tracciamento dell’attività biliosa che gli odiatori di professione svolgono – oggi soprattutto online.

Era dunque inevitabile che Don Black e il suo sito Stormfront finissero nel radar del centro fin dagli albori del forum. Ma ben presto ci sarebbe finito anche Derek, attivo già da giovanissimo nella promozione della supremazia bianca su internet e nella sua diffusione capillare in vari strati della società e della politica statunitensi.

Monitorare Derek ha significato per Heidi entrarci in contatto, capire chi fosse, cosa facesse e perché lo facesse. Insomma penetrare nelle radici profonde dell’odio, “andando a letto” con il nemico.

Alessandro Chiara

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