Gibilterra è un mistero incastonato tra nostalgie di un passato imperialista e astuzie fiscali. Uno dei 14 territori britannici d’Oltremare. Sotto la sovranità di Londra, senza far parte del Regno Unito. Eppure la sua appartenenza all’Unione Europea è direttamente legata a quella della Corona. E la Brexit significa addio al mercato unico anche per la Rocca. Un epilogo che sconfessa la volontà dei gibilterrini, per il 96% contrari al divorzio da Bruxelles. Ora la preoccupazione è duplice: per l’economia locale e le mire espansioniste della Spagna. “Hands off the Rock”, giù le mani dalla Rocca, ha titolato il Sun all’indomani della pubblicazione delle linee guida comunitarie che riconoscevano il diritto di veto a Madrid in materia di Gibilterra. Un “atteggiamento predatorio”, l’accusa di Londra agli spagnoli che da quando l’hanno persa - nel 1704 durante la guerra di successione - ciclicamente ne rivendicano la co-sovranità.
Interscambio
Minuscola e affollata (7 Km2 dove abitano 33.000 persone, la quinta nazione più densamente popolata al mondo), costruita attorno ad un imponente cuneo di roccia calcarea - per gli Antichi, una delle due Colonne d’Ercole - Gibilterra deve la sua importanza strategica alla posizione geografica. Non a caso durante la seconda guerra mondiale, sfollata e riconvertita in base militare delle Forze Alleate, era una fissazione di Adolf Hitler. Per due volte - nel 1969 con Franco e nel 1982 con F. Gonzales - la Spagna l’ha isolata: nel primo caso chiudendo le frontiere completamente, nel secondo solo parzialmente (furono poi riaperte nel 1985). Oggi sono almeno 13mila i frontalieri giornalieri, un interscambio garantito dalla dogana aperta. Fuori dall’unione doganale, Gibilterra è un paradiso fiscale senza Iva. Sede di oltre 60mila società - scommesse, assicurazioni, finanza - è finita spesso al centro di scandali internazionali per riciclaggio di denaro di dubbia provenienza.
Ostentazione britannica
Se Londra ha promesso “un impegno granitico” in difesa dell’autonomia della Rocca, un recente sondaggio ha evidenziato come 2/3 dei britannici sarebbero pronti a sacrificarla in cambio di un accordo più favorevole con il club dei 27. Un dato che giustifica il perenne timore dei gibilterrini, da sempre accompagnati dalla sindrome dell’abbandono. Una paura esorcizzata dall’appariscente ostentazione di simboli britannici, molto simili però ad involontarie parodie. Perché Gibilterra è profondamente lontana dal Regno, ben più dei 2.500 Km che la separano da Londra. La lingua ufficiale è un inglese meticcio, un dialetto locale (llanito o yanito) confluenza di spagnolo (accento andaluso), italiano (genovese), portoghese, ebraico, maltese e arabo. John Lennon l’aveva scelta per il suo matrimonio con Yoko Ono, il principe Carlo per l’inizio del viaggio di nozze con la principessa Diana. Principalmente per il suo esotismo rassicurante. Dove un semaforo regola il traffico che attraversa la pista d’atterraggio dell’aeroporto internazionale (tra i più pericolosi al mondo). E dove ha sede l’unica comunità libera di macachi di Barberia. Circondati da scimmie, ma con le sterline in tasca.
Lorenzo Amuso
Gibilterra vista da NouvoRSI
Gibilterra, la terra contesa
RSI 06.04.2017, 19:00