La British Columbia è la provincia canadese che si estende dalle Montagne Rocciose all'Oceano Pacifico. Qui lo stile di vita dei nativi è minacciato da progetti di infrastrutture energetiche. A metà del tragitto dei previsti gasdotti - che dovrebbero portare il gas del nordest fin sul Pacifico a impianti di liquefazione e terminal marini per l'export verso l'Asia - la tribù dei Gitxsan e gli imprenditori locali si scoprono dalla stessa parte della barricata.
“Dire 'no' ai gasdotti significa bloccare la costruzione degli impianti sulla costa ed è l'unico modo per tutelare i milioni di salmoni che risalendo il fiume Skeena fanno la ricchezza di queste zone”, spiega Shannon McPhail dell'associazione ambientalista SWCC. Con lei la leader del clan del lupo, Chief Gwininitxw. “Combatto da trent'anni”, conferma la Chief che tenta di convincere la sua gente a resistere alle lusinghe delle multinazionali, alle elargizioni e ai contributi in cambio di permessi. Per il governo il passaggio dei gasdotti darà un prezioso impulso all'economia, distribuendo dividendi e creando posti di lavoro; gli unici rischi per l'ambiente interesserebbero la zona costiera, ma le dettagliate prescrizioni della valutazione di impatto ambientale sono ritenute sufficienti perché il colosso malese Petronas non faccia danni.
“Noi continueremo a combattere finché avremo aria da respirare – insiste Chief Gwininitxw che ha ereditato il titolo in via matriarcale –. Continueremo a farlo perché questa è una lotta per il futuro, per i nostri figli e per tutti quelli che abiteranno queste terre".
Paola Rosà