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I mercenari del Gruppo Wagner

Sembra abbia un ruolo decisivo anche in Ucraina, ma Mosca ne ha sempre negato ogni sorta di legame

  • 2 marzo 2022, 12:22
  • 20 novembre, 18:33
Il Gruppo Wagner è un esercito formato da ex militari che ufficialmente non esiste

Il Gruppo Wagner è un esercito formato da ex militari che ufficialmente non esiste

  • Keystone
Di: Gis 

Non esiste, ma pare sia dappertutto. Si tratta del Gruppo Wagner, tecnicamente un’organizzazione paramilitare russa, spesso dei veri e propri mercenari, che negli ultimi anni hanno aumentato la loro presenza nei Paesi d’interesse del Cremlino. Numerose inchieste ne hanno rivelato le azioni, ma l’argomento rimane ancora poco discusso in Russia.

Da qualche giorno infatti, con l’inizio del conflitto tra Russia e Ucraina, è stata resa nota la loro presenza da diverse fonti di intelligence occidentale sul territorio ucraino. Secondo quanto riporta il quotidiano britannico The Times, sarebbero almeno 400 in questo momento a Kiev e dintorni, con l'obiettivo di uccidere il presidente Volodymyr Zelensky e altre importanti figure politiche governative e locali.

Il presidente Vladimir Putin rinforzerebbe così il suo esercito con specialisti in operazioni coperte e ibride, ma Mosca ha sempre smentito di aver assoldato simili armate o paramilitari per sovvertire l'ordine politico dell'Ucraina, come anche in passato.

Il Gruppo Wagner

Il Gruppo Wagner è un esercito formato da ex militari che ufficialmente non esiste, ma la cui presenza è però segnalata in diversi scenari di crisi come la Siria, la Libia, la Repubblica Centraficana e il Mali. Gli analisti ritengono che l'organizzazione mantenga relazioni strette con esercito e servizi segreti russi in modo da consentire a Mosca di perseguire alcuni interessi senza dover rispondere delle proprie azioni, ma il Governo russo ha sempre negato ogni sorta di legame.

"Il nome della compagnia Wagner deriva da quello che è considerato il suo fondatore, Dmitri Utkin, ex tenente colonnello del GRU, il servizio segreto militare russo, nome di battaglia Wagner per la sua passione per le opere del compositore tedesco - spiega alla RSI il giornalista esperto di spazio postsovietico, Stefano Grazioli - Dopo le prime apparizioni dal 2014 in Siria e in Ucraina, a fianco dei separatisti che avevano dichiarato l’indipendenza delle repubbliche di Donetsk e Luhansk, Wagner, registrata in Argentina poiché in Russia i gruppi paramilitari privati sono vietati, è apparsa in tutti i teatri caldi, soprattutto quelli africani, dalla Repubblica centrafricana al Mali, dalla Libia al Sudan".

Il collegamento con il Cremlino "appare diretto", secondo l'esperto. Il presunto maggiore finanziatore del Gruppo è infatti Evgeny Prigozhin, detto “il cuoco di Putin” per la sua amicizia di lunga data con il presidente russo. "Ovvio che siano negati rapporti ufficiali, ma è un segreto di Pulcinella", continua Grazioli.

Yevgeny Prigozhin "lo chef di Putin"

Yevgeny Prigozhin "lo chef di Putin"

  • Keystone

L'obiettivo, secondo Catrina Doxsee del Center for Strategic and International Studies di Washington, è di "consentire alla Russia di estendere la sua influenza geopolitica e ripristinare gli accordi ottenuti prima della caduta dell'Unione Sovietica".

"Il Gruppo Wagner opera su diversi terreni fornendo servizi di sicurezza e militari e a seconda del teatro in cui è operativo cambiano anche le sue funzioni - conclude Grazioli - Si passa da veri e propri teatri di guerra, come appunto Siria o Ucraina a fianco delle forze russe, a quelli ibridi, come nell'ultimo caso del Mali, dove è stato chiamato dal Governo locale, e che ha causato forti frizioni soprattutto con la Francia".

Le recenti sanzioni dell’Unione europea

Lo scorso dicembre l'Unione Europea ha disposto sanzioni economiche nei confronti del Gruppo paramilitare russo Wagner.

L'organizzazione era accusata di aver "reclutato, addestrato e dislocato agenti militari privati" in zone di conflitto "al fine di alimentare la violenza, depredare risorse naturali e intimidire i civili".

Le persone coinvolte "sono implicate in gravi violazioni dei diritti umani", come atti di tortura ed esecuzioni extragiudiziarie, in alcuni dei Paesi in cui agiscono: nel Donbass ucraino ma anche in Libia, Siria e nella Repubblica Centrafricana".

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