Quando il neolaureato abruzzese Francesco Belmaggio fu spedito a insegnare in una scuola media della Val Seriana (Bergamo) scoprì negli anni ’60 che da quelle parti esistevano cognomi come il suo. Approfondì nell’archivio parrocchiale di Collelongo (L’Aquila) e apprese che la sua era una delle famiglie discendenti dai cosiddetti “milanesi”, arrivati in Abruzzo fin dalla fine del Quattrocento.
Da mille anni il territorio dell’antica diocesi di Como era noto per l’eccellenza di maestranze edili. Nel 634 l’Editto longobardo di Rotari aveva istituito la corporazione degli scalpellini, i “Maestri Comacini”, forse dal latino “cum machinis”, le macchine da costruzione sconosciute in Abruzzo fino a quel momento.
Particolare del portale della chiesa di San Pietro a Torano, raffigurante la rosa comacina, scolpita da Martino de Biasca e simbolo dei maestri comacini
Nel 1452, 167 anni prima dell’arrivo del ticinese Borromini a Roma, un certo Martino de Biasca ottenne l’incarico dalla Contea di Albe e Tagliacozzo di realizzare il portale ogivale della corte interna della
chiesa dei santi Cosma e Damiano, inglobata nel monastero delle benedettine di clausura ancora oggi attive. Biasca, in canton Ticino, all’epoca era parte integrante della diocesi di Como.
La coppia di bifore del Palazzo Ducale di Tagliacozzo, scolpite dal maestro svizzero Martino de Biasca
Nel 1462 lo stesso maestro de Biasca, che realizzò anche le bifore del Palazzo Ducale di Tagliacozzo, firmò un secondo portale presso la chiesa di San Pietro di Torano di Borgorose, oggi in provincia di Rieti. Lo stile dei due portali è una mescolanza tra gotico e romanico: arco a sesto acuto strombato, lunetta sestiacuta con tre figure affrescate.
L’arco è sostenuto da colonne lisce e tortili mentre la costolatura esterna è decorata con elementi floreali; la parte interna è impreziosita da cornicette a dentelli e ovuli. Nella zoccolatura di entrambi i portali è presente la rosa comacina, sigillo di fabbrica dei maestri itineranti e simbolo di buon augurio. Si tratta del medesimo simbolo inciso anche sul pane e nelle tigelle nelle valli bolognesi. Ma questa è un’altra storia.
Checchino Antonini - Massimo Lauria