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Il passato che se ne va

È destinato ad essere abbattuto nei prossimi tempi l'edificio che a Bellinzona ha ospitato il famoso Grotto della Rocca

  • 3 febbraio 2018, 08:43
  • 23 novembre, 02:44
04:14

Il Grotto della Rocca nei ricordi di Barchi e Minotti

RSI/Stefano Wingeyer 03.02.2018, 07:30

Un pezzo della recente storia bellinzonese sta per scomparire. Il Grotto della Rocca, famoso ben oltre i confini della Turrita, sta per lasciare il posto ad un nuovo edificio. Con il Grotto della Rocca se ne va anche uno spaccato della politica ticinese degli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta, quando i maggiori esponenti del Partito liberale radicale ticinese (l'allora PLRT) si incontravano all’ombra del pergolato o vicino al camino del Grotto di via Birreria a Carasso.

Prima o poi tutti, in quegli anni, si trovavano a frequentare il ritrovo: i sindaci dei comuni liberaliradicali, il consigliere federale Nello Celio, il presidente del partito di allora Libero Olgiati, Plinio Verda, l’imprenditore Otto Scerri, l’allora capo della polizia cantonale Lepri, quello della comunale di Bellinzona Snozzi.

L’avventura del Grotto della Rocca è iniziata sul nascere del Novecento. A gestire il ritrovo Filippo Minotti che lasciò la conduzione alla figlia Eva e alle sue sorelle rientrate da Zurigo per continuare l’attività di famiglia. Nei primi anni Novanta il Grotto terminò l’attività e venne chiuso. Lo stabile, alla morte di Eva Minotti è passato ad una comunità ereditaria che è in trattative per la vendita. Alla concretizzazione della cessione si frappone, come ci ha spiegato Tazio Cippà, uno dei coeredi, un ricorso di un vicino attualmente pendente in Consiglio di Stato.

Anche Cippà, da giovane, ricorda di aver frequentato “sovente il Grotto. In quegli anni era gestito da mia zia Eva e noi ragazzi andavamo il sabato e la domenica per dare una mano nelle attività dell’esercizio pubblico e a quelle agricole ad esso legate come l’allevamento, la viticoltura o la coltivazione di frutta e verdura”. Ricorda Cippà, anche se era solo un ragazzino, molti esponenti del Partito liberale radicale che discutevano di politica e prendevano decisioni di Governo tra un boccalino e un piatto tipico cucinato da zia Eva. E quand'era estate si stava in giradino, a uno dei tavoli di sasso.

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