In Medio Oriente vanno pazzi per la storia d’amore tra il sultano ottomano Solimano il Magnifico e la bellissima concubina Hürrem. In Grecia sono le vicende degli ‘sposi stranieri’ Nazlı e Niko a spopolare cancellando anni di diffidenza per i vicini ‘nemici’, mentre in Cile eMessico seguono senza sosta i racconti di passioni e tradimenti col suggestivo sfondo del Bosforo. Le serie turche non sembrano più avere confini. Da quando una decina d’anni fa l’industria televisiva ha cominciato a produrle in massa è stato un successo dopo l’altro, incollando agli schermi prima decine di milioni di spettatori locali e poi arrivando in 146 Paesi nel mondo con profitti che sfiorano il mezzo miliardo di dollari. Un boom generosamente e orgogliosamente sostenuto dal Governo di Recep Tayyip Erdoğan, che nelle serie (dizi in turco) ha trovato un efficacissimo strumento di affermazione del suo soft power.
La Turchia conquista il mondo della TV
I temi trattati sono in grado di soddisfare un pubblico trasversale. I filoni principali ricalcano alcuni tratti cruciali della Turchia. C’è il glorioso passato imperiale, al centro della serie di maggior successo in patria e all’estero, Muhteşem Yüzyıl (Il secolo magnifico), ambientata all’epoca d’oro ottomana del sultano Solimano. Forte è il tratto militarista, con l’esaltazione delle virtù dei soldati in battaglia, in contrapposizione ai “terroristi” nemici della patria. Un fervore nazionalista dimostratosi ancora una volta dirompente durante la recente operazione dell’esercito in Siria. E poi ci sono ovviamente le storie d’amore, i triangoli di passioni e tradimenti, le scalate sociali e i conflitti culturali. Non mancano neppure i plot criminali avventure di guardie e ladri e scontri tra gang rivali come Çukur (Il buco), capace di attirare nel suo set nel popolare quartiere di Balat a Istanbul frotte di visitatori che non esitano a pagare pur di avere una foto con quello sfondo da postare sui social media.
Cristoforo Spinella