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Il virus che ferma la musica

Un flash mob di 130 club e tanti artisti ha acceso i riflettori su un settore che registra mancati incassi per 50 milioni di euro

  • 14 marzo 2021, 07:46
  • 22 novembre, 17:27
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L'ultimo concerto?

RSI/Simone Bauducco 14.03.2021, 08:45

Febbraio 2020- febbraio 2021. Un anno senza concerti. Quindicimila “live” cancellati per un mancato incasso che viene stimato in oltre cinquanta milioni di euro. Questo quanto sta vivendo il mondo della musica in Italia. “È stato un anno duro, ma il momento più difficile è quello che arriva adesso” dice Lorenzo Citterio, titolare dell’Alcatraz di Milano, club da dove sono passati i nomi più importanti della musica internazionale, da Bob Dylan a Vasco Rossi fino ad Amy Winehouse.

“Dentro questo mondo non ci sono solo gli artisti, ma tantissime professionalità diverse - spiega il fonico di sala Davide Linzi mentre controlla un mixer -. La cosa più avvilente è non poter fare il proprio lavoro. Non è solo una questione economica, ma anche psicologica”. Un sentimento condiviso anche dal lighting designer Marco De Nardi. Fino al febbraio scorso il suo compito era studiare la migliore illuminazione per eventi, sfilate e concerti. Oggi come tanti suoi colleghi si è dovuto fermare. “La difficoltà più grande è inventarsi qualcosa da fare ogni giorno per non restare sul divano, impalati di fronte alla tv - racconta -. Poi anche economicamente è stata un tragedia. Abbiamo fatturato il 40%, mentre le spese per l’affitto sono rimaste invariate”.

Il mondo dei club rischia così di scomparire. Basti pensare che la metà delle sale da concerto italiane ha dichiarato di “non avere certezze circa la possibilità di una riapertura a fine pandemia”. Anche per questo motivo per la prima volta, oltre 130 club insieme agli artisti hanno realizzato, il 27 febbraio scorso, il flash mob “Ultimo Concerto” per dare voce a quei palchi condannati al silenzio. Chiedono “il riconoscimento dei club come luogo di cultura al pari di cinema e teatri, un sostegno emergenziale fino alla ripartenza e una riforma del settore”. Solo così si potrà pensare di evitare la celebrazione dell’”Ultimo Concerto”.

Simone Bauducco

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