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Il writer svizzero di Milano

Lui e altri rischiano una condanna per associazione per delinquere - Le città però li cercano per recuperare zone degradate

  • 8 aprile 2018, 10:18
  • Oggi, 01:57
04:03

Una vita sui muri

RSI/Massimo Lauria 08.04.2018, 09:00

  • ©Massimo Lauria

Sono artisti “fuori legge”, rischiano di finire in manette per un disegno sul muro, ma poi vengono chiamati dalle stesse istituzioni ad abbellire le zone degradate delle città. Sono i writer: li chiamano street artist, ma la definizione suscita dispute nel mondo artistico e cittadino.

Il dibattito sul writing vandalico si riapre a Milano l’8 marzo, quando su un muro di Palazzo Marino, sede del Comune, compare un graffito: un piccolo quadrato di colore viola (vernice ad acqua, facilmente cancellabile), un segno-sfida dipinto dal collettivo Wiola Viola, un gruppo di artisti e poeti di strada, che punta il dito contro l’istituzione cittadina per chiedere un confronto sull’annosa contraddizione della città con i writer.

Milano è la capitale del writing italiano. Qui si ritrovano artisti provenienti da tutto il mondo. Sono testimoni ed eredi del movimento hip hop nato negli anni ’70 negli Stati Uniti. È allora che appaiono i primi tag o firme nella metropolitana di New: un modo dei figli di migranti e lavoratori poveri di rivendicare la propria esistenza. Lì si affermano alcuni dei più grandi artisti, che in seguito espongono nei principali musei del mondo. “Nessuno si è inventato niente. Stiamo rifacendo in modo diverso quello che altri hanno già fatto”, dice Zibe, artista ed esponente europeo del movimento writing, che insieme a Nabla, graphic designer e sua compagna di vita, ha ideato il progetto visivo “Il pensiero Fluido”. Zibe, cittadino svizzero, vive e opera a Milano, ha iniziato a disegnare negli anni ’90, quando ha cominciato a ritrarre il faccione di Gary Coleman, noto al grande pubblico come Arnold, protagonista dell’omonima serie tv statunitense trasmessa tra gli anni ’70 e ’80.

Tutto cominciò con Arnold (alias Gary Coleman)

Il writing vandalico però è un problema: le scritte sui muri aumentano. “Accade se criminalizzi gli artisti – spiega Zibe - Ma è anche colpa nostra che non siamo capaci di insegnare ai più giovani il valore e l’impegno dell’arte. Bisogna scegliere i muri giusti, quelli brutti da rivitalizzare, non la porta del Duomo”.

Massimo Lauria

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