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L'Iraq senza la riconciliazione

Smantellamento dei campi per sfollati interni e rientro nelle comunità d'origine. La sfida impossibile di una pace che ancora non c'è

  • 14 giugno 2021, 07:00
  • 20 novembre, 20:19
04:29

Cosa resta dell'ISIS

RSI/Francesca Mannocchi 14.06.2021, 07:45

Sono passati più di tre anni da quando l’IS è stato sconfitto militarmente, ma almeno un milione di civili, per lo più sunniti, restano sfollati e le comunità di origine divise tra il risentimento delle vittime delle atrocità perpetrate dai miliziani del gruppo e l’onta che pesa sulle famiglie dei sostenitori dell’IS.

Lo scorso autunno, il primo ministro Mustafa al-Khadimi ha annunciato che lo smantellamento dei campi per sfollati interni fosse una delle priorità del suoGoverno e che il rientro nelle comunità di origine dovesse essere ‘sicuro e volontario’. Secondo le organizzazioni non governative che lavorano nei campi profughi, le autorità irachene avrebbero imposto con modalità intimidatorie agli sfollati di firmare dei moduli, dei nulla osta precompilati che attestavano la volontarietà del rientro che però era tutt’altro che volontario.

Il Governo in poche settimane ha chiuso undici campi per sfollati e ne ha riclassificati due come siti informali, decisione che, secondo le Nazioni Unite, ha colpito quasi 30'000 persone.

Nel campo di Jeddah, a sud di Mosul, resistono poche famiglie di parenti di miliziani del sedicente Stato islamico che, se tornano nelle loro comunità, rischiano di subirne la vendetta.

Francesca Mannocchi

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