Prosegue, in vista delle prossime elezioni anticipate del 24 giugno, il nostro viaggio in una Turchia inedita. Di scena, stavolta, la musica.
Suonare miscelando Oriente e Occidente, facendo entrare in contatto culture così lontane da sembrare inconciliabili. Quale luogo migliore, per fare tutto questo, se non la cosmopolita Istanbul? Qui nasce il gruppo “Country for Syria”, formato a rotazione da siriani, americani, turchi, francesi, spagnoli e cechi. Un collettivo internazionale che vuole raccontare, attraverso le sue canzoni, temi importanti come l'essere rifugiati o rifiutati per la propria nazionalità o per la mancanza di un visto.
Come novelli cowboy, con tanto di cappelli da mandriano in testa e fibbie argentate, i ragazzi ai loro concerti raccolgono anche fondi per i rifugiati siriani presenti in Turchia. I due fondatori e membri permanenti del gruppo sono Owen Harris, americano, e Bashar Balleh, siriano. Bashar, che attraverso la musica ha anche incontrato la sua futura moglie, Kate, a breve prenderà anche lui la cittadinanza americana. "Country for Syria" è un esempio di come, attraverso la musica, si possano superare barriere linguistiche e culturali.
Cristiano Tinazzi