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Marina e la libertà ritrovata

La lotta per la sopravvivenza degli abitanti del mare è sempre più dura. "Tartamare" li aiuta, li protegge e, a volte, riesce a salvarli

  • 10 novembre 2018, 08:37
  • 22 novembre, 23:56
02:48

Marina

RSI/Luca Prizia 10.11.2018, 08:00

  • ©Luca Prizia

Le reti da pesca, le plastiche abbandonate e l’inquinamento dei mari costituiscono un danno sempre maggiore per i mari e le creature che lo abitano. Le tartarughe sono tra gli animali che maggiormente subiscono questi danni. Molte, ad esempio, finiscono intrappolate nelle reti da posta rischiando di annegare.

È con lo scopo di salvaguardare le tartarughe e le altre specie marine che nascono associazioni come “Tartamare”. Quest'associazione, in particolare, nasce nel 2016 dalla volontà di un gruppo di scienziati e ricercatori attivi nella salvaguardia delle creature marine con l’intento di sensibilizzare e intervenire attivamente per tutelare queste specie.

L’attività di Tartamare, ci racconta Luana Papetti fondatrice, si concentra soprattutto sulla sensibilizzazione della popolazione e, in particolare, di quelle persone che, per lavoro o per passione, vivono il mare ogni giorno. Ma il momento forse più importante ed emozionante di questo lavoro arriva con la liberazione in mare delle tartarughe salvate, come è accaduto il 15 ottobre con Marina. Questa tartaruga, salvata grazie alla pronta segnalazione di Alberto, il pescatore che l’ha trovata nelle sue reti, ha riacquistato la libertà dopo essere stata curata e riabilitata proprio nel centro “Tartamare” di Marina di Grosseto.

Luca Prizia

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