“Mind the gap”, ovvero “attenti al vuoto”. Non è solo l’ormai celebre avvertimento che campeggia in tutte le stazioni della Tube londinese per segnalare agli utenti di prestare attenzione allo spazio fra la banchina e le porte del treno. Da qualche tempo è stato adottato anche dal Governo elvetico per indicare la strategia in atto in materia di Brexit. Se è vero che la Svizzera non è nell’Unione Europea, negli anni ha sottoscritto circa 140 trattati con Bruxelles, 20 dei quali cruciali per i commerci e i diritti dei suoi cittadini. L’uscita di Londra dall’Unione significherà che anche la Confederazione dovrà assumere le necessarie precauzioni per minimizzarne l’impatto della Brexit. E anche per ristabilire con il Regno quegli accordi che decadranno automaticamente non appena si consumerà il divorzio dal Continente.
Preoccupazioni
Sull’isola vivono circa 44’000 cittadini svizzeri, per lo più impiegati nel terziario, soprattutto nei servizi finanziari. Una comunità che segue con comprensibile preoccupazione il clima d’irresolutezza che accompagna i negoziati tra il governo di Sua maestà e le autorità europee. A livello individuale c’è chi teme di dover lasciare l’isola dopo la Brexit, o più semplicemente di restare intrappolato in lunghe procedure burocratiche per ottenere i necessari permessi di soggiorno. Tra gli imprenditori, viceversa, cresce l’ansia per il potenziale calo di competitività delle loro aziende, basate nel Regno, che danno lavoro a 100’000 persone. L’uscita dal mercato unico e dall’unione doganale rischia di comprometterne la penetrazione nel Continente.
Stretti legami
Dubbi e timori giustificati anche dagli stretti legami, per lo più misconosciuti, che intercorrono tra la Svizzera e il Regno Unito. A cominciare dai trasporti giornalieri, con più di 150 voli che collegano le due nazioni. Un interscambio continuo che fa dei visitatori britannici i terzi più presenti (per numero) nella Confederazione. E poi i rapporti commerciali. La Svizzera rappresenta il decimo paese - a livello globale - per le esportazioni britanniche, addirittura il quinto se il dato viene circoscritto ai soli servizi prodotti sull’isola (un giro d’affari pari a 16 miliardi di franchi). Cosa ne sarà di queste relazioni speciali? Nonostante le rassicurazioni, l’incertezza regna sovrana. Perché fino a quando non sarà ufficialmente uscito dall'Unione - e dunque almeno fino al 29 marzo 2019 - il Regno non potrà stringere accordi di alcun tipo con nazioni terze, Svizzera compresa. Per i prossimi mesi bisognerà accontentarsi di proposte, promesse, propositi. Ma nulla di definitivo.
Lorenzo Amuso