La Giordania è da sempre un Paese votato a risolvere le crisi umanitarie abbattutesi sulle nazioni vicine. L’ultima crisi risale al 2012 con lo scoppio delle rivolte in Siria. Ogni giorno, allora, almeno 2mila persone tentavano di attraversare il confine. La maggior parte di loro vive oggi, dopo sette anni, nel campo di Zaatari, al confine siriano che, secondo le Nazioni Unite, conta oggi 80mila abitanti: una vera e propria città.
Ma molti altri siriani vivono in sobborghi delle città più ampie, con notevoli difficoltà per inserirsi nel tessuto culturale ed economico giordano. Per questo, il Natale è una buona occasione per fare conoscere alla popolazione locale i talenti dei rifugiati, che altrimenti sarebbero invisibili. Così, da un paio di anni, la galleria Mall ad Amman si colora di bancarelle per l’evento #Withrefugeesbazar, organizzato dall’Agenzia Internazionale per i Rifugiati. Ma tra gli espositori, non ci sono solo siriani: gli artigiani e gli artisti sono anche iracheni, yemeniti, somali, sudanesi, uomini e donne. Come Nabil al Juburi, pittore, ad Amman dal 2003.
Laura Silvia Battaglia