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Scuola chiusa a Heybeliada

L’accademia teologica ortodossa di Halki a Istanbul è, da 46 anni, ostaggio di una delle più antiche dispute diplomatiche

  • 29 settembre 2017, 07:50
  • 23 novembre, 04:10
05:25

Isola dei principi, la scuola è chiusa - di Italo Rondinella

RSI Info 29.09.2017, 07:30

  • ©Italo Rondinella

L'edificio più grande dell'Isola di Heybeliada - dove le macchine sono vietate e gli abitanti di Istanbul si rifugiano dal caos della metropoli - è stato a lungo anche il meno frequentato. Da 46 anni, infatti, la scuola teologica del monastero greco-ortodosso di Halki è ostaggio di una delle più antiche dispute diplomatiche che coinvolgono la Turchia, iniziata con i kemalisti e proseguita da Erdoğan. Chiunque ci sia al potere, militari laici o conservatori islamici, nulla cambia: l’accademia che serviva a formare il clero del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli rimane chiusa. Al suo interno, le classi sono rimaste esattamente com'erano nel 1971, quando furono svuotate perché Ankara vietò le università private, nel timore di perderne il controllo e assistere al proliferare delle scuole islamiche.


"Tutte - racconta l'abate Elpidophoros Lambriniadis, metropolita di Bursa e responsabile del monastero - hanno nel frattempo trovato il modo di riaprire. Tranne la nostra". Qui, negli anni d'oro, c'erano 140 studenti - la futura élite della Chiesa ortodossa - e frotte di visitatori. Oggi, oltre a lui, ci vivono stabilmente appena 6 preti e un novizio, a gestire un complesso da 16 mila metri quadrati e catalogare la preziosa biblioteca, che conta 90 mila volumi.

Sguardi sul Monastero di Halki

“Il presidente Erdoğan ha detto pubblicamente che non ci sono ostacoli legali alla riapertura della scuola, eppure continuiamo a non avere alcun partner con cui negoziare”, spiega l’abate. Davanti all'assenza di dialogo con Ankara, e dopo che le pressioni politiche e mediatiche degli anni scorsi non hanno sortito gli effetti sperati, l'abate ha deciso di cambiare strategia, spalancando le porte del monastero a studiosi, turisti e curiosi. Così, racconta, "speriamo di rompere pregiudizi e tabù nella società turca, eliminando il possibile danno politico che qualsiasi governo potrebbe subire dalla riapertura della scuola".

Cristoforo Spinella

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