Mancano pochi giorni (si vota domenica 16 aprile) al referendum costituzionale che potrebbe introdurre in Turchia il presidenzialismo, consolidando anche giuridicamente il potere assoluto che l’attuale presidente della Repubblica, Recep Tayyip Erdoğan, di fatto esercita già da tempo.
Il Paese attraversa uno dei momenti più critici della sua storia moderna. I numerosi attentati terroristici che lo hanno colpito nel recente passato, il duro conflitto interno con la popolosa minoranza curda ed il giro di vite messo in atto dal Governo contro i propri oppositori, a seguito del fallito golpe del luglio 2016, sono le principali concause che hanno destabilizzato la scena politica e spossato gli animi dei turchi alla vigilia di questa cruciale partita.
L’esito della sfida referendaria polarizza più che mai il Paese della Mezzaluna, rappresentando: per i sostenitori del “sì”, il necessario rafforzamento dell’egemonia del leader, come unica ricetta di stabilità e prosperità; per i sostenitori del “no”, l’atto di morte di una democrazia già ripetutamente vilipesa e ormai agli ultimi respiri.
La campagna, a Istanbul, è unilaterale e dice: "evet", ovvero "sì"
Sotto lo stato di emergenza, la battaglia si combatte ad armi impari. Sono infatti sempre meno numerose le voci di dissenso ancora a piede libero. Una di queste è certamente, quantomeno sul piano culturale, quella del gruppo musicale i BaBa ZuLa.
Il gruppo è attivo sulla scena nazionale ed internazionale alternativa da più di 20 anni, con un genere che fonde la musica (e gli strumenti) della tradizione orientale anatolica con l’elettronica. In un’epoca in cui le barriere culturali e i muri (anche quelli fisici) si tornano ad erigere, in Europa come in tutto il mondo, i BaBa ZuLa fanno della contaminazione il loro marchio di fabbrica. Durante le proteste di Gezi Park, nella primavera del 2013, uno dei loro brani, “Direniş Destanı” (epica della resistenza, in italiano), è diventato una colonna sonora della rivolta. Ora hanno smesso di suonarlo per timore di rappresaglie. Altri artisti - raccontano - sono finiti dentro, recentemente, per molto meno.
Non è un periodo facile in Turchia per chi, attraverso la propria arte, cerca di raccontare una storia diversa dall’unica tollerata, ma per i BaBa ZuLa continuare a suonare rappresenta oltre che un’esigenza professionale, esistenziale, anche una terapia; un antidoto colorato, come i loro concerti, per far fronte al tono grigio medio di cui si sta tingendo la società turca. Le immagini e la musica del mio video si riferiscono ad uno degli ultimi concerti del gruppo, tenutosi ad Istanbul, al "Kadıköy Sahne", il 17 febbraio scorso.
Italo Rondinella