La Biblioteca del Grano è un salvadanaio, un campo sperimentale a forma di sole. All’interno della biblioteca, ci sono 75 varietà di grani e miscugli, da quelli più antichi a quelli più moderni. Grani che arrivano dall'Italia, dalla Siria, dall’India, dall’Etiopia e raccontano la biodiversità naturale di tutto il mondo. La Biblioteca nasce nel 2008 dalla volontà di un gruppo di giovani di Caselle in Pittari che, da un pugno di semi, aveva deciso di tornare ad abitare le aree interne e marginali del Parco del Cilento e Vallo di Diano, recuperando l’identità culturale e la biodiversità di specie che rischiavano di andare perdute sotto il peso del foodsystem globale.
Partendo dai grani, nel corso degli anni questi giovani sono riusciti a organizzare una rete di imprese e cooperative che si occupano di agricoltura sociale, innovazione e recupero di tradizionali pratiche civili dei territori rurali. “Abbiamo interpretato la terra, come le teche di una biblioteca entro cui organizzare e catalogare i saperi che in questo caso sono i semi” spiega Antonio Pellegrino, 42 anni, laureato in sociologia, presidente della cooperativa sociale Terra di Resilienza e uno degli ideatori della Biblioteca del Grano. Grazie alla sua realizzazione è stato possibile riportare a Caselle varietà che sarebbero andate perse, come la Ianculidda e la Russulidda, la Risciola, la Saraodda, la Solina, la Trimunia e il Senatore Cappelli. La biblioteca si presenta così come un grande “salvadanaio, un investimento sulla memoria e sul futuro”, ed è la risposta che viene fuori dall’incontro tra tradizione ed innovazione, al cambiamento climatico.
Arianna Pagani - Sara Manisera