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Un voto pieno di incertezze

L'Italia, che andrà alle urne il prossimo 4 marzo, potrebbe non avere una maggioranza utile per governare; alleanze difficili

  • 11 febbraio 2018, 15:00
  • 23 novembre, 02:36
03:16

Italiani al voto con l'imbarazzo della scelta

RSI/Simone Della Ripa 19.02.2018, 06:30

  • ©Keystone

Il 28 dicembre 2017 il presidente della repubblica italiana, Sergio Mattarella, ha firmato il decreto di scioglimento dei due rami del parlamento, il senato e la camera dei deputati, che saranno rinnovati con le elezioni politiche del 4 marzo 2018. Andranno ai rinnovi degli esecutivi anche le regioni Lombardia e Lazio. Sul voto pesano molte incertezze, prima tra tutte la possibilità che dalle urne non esca una reale maggioranza parlamentare in grado di governare un paese che torna a far preoccupare l'intera Eurozona. Soprattutto per le impossibili promesse elettorali fatte agli italiani.

I partiti si sono divisi in tre grandi blocchi o coalizioni, con una serie di liste satellite pronte ad appoggiarli per cercare di essere ago di una bilancia sulla quale si pesano gruppi di potere "obsoleti ed ipertrofici", cresciuti a dismisura. Si presentano ai blocchi di partenza la coalizione di centro destra, con Silvio Berlusconi che non potrà candidarsi, Matteo Salvini della Lega Nord e Giorgia Meloni della destra storica riunita sotto i Fratelli d’Italia. Al centro sinistra, più centro che sinistra, c'è la compagine guidata dal segretario del PD Matteo Renzi, con un partito sempre più litigioso e diviso al suo interno, attraversato da vendette annunciate da parte degli esclusi che hanno deciso di costituire un gruppo autonomo in cerca dei voti della base degli elettori di sinistra.

Si sono iscritti alle elezioni 103 simboli, accettati solo 75

Ad avvantaggiarsi di questa situazione, soprattutto dello svuotamento avvenuto nell'area socialdemocratica, potrebbe essere il Movimento 5 Stelle, creatura di Beppe Grillo, che ha deciso di schierare il giovane Luigi di Maio come futuro premier. A proposito di elezione a primo ministro, la vera lite è a destra, con Salvini e Meloni che si sono auto candidati, ed il leader leghista che marca da vicino Silvio Berlusconi, contrastando le sue uscite "pro-euro" e quelle secodo le quali, se non ci sarà una maggioranza, ci dovrà essere un traghettatore che potrebbe essere l'attuale premier, Paolo Gentiloni. La campagna elettorale ha visto temi come "lavoro e riforme" sullo sfondo, a favore dei "fatti di Macerata" e della rinascita di nuovi, o forse mai sopiti, populismi. Nota curiosa, i 5 stelle, temendo forse che l’Italia naufraghi del tutto, schierano Gregorio de Falco per un posto da deputato, il capitano che con modi spicci invitò il comandate della Costa Concordia, Francesco Schettino, a tornare a bordo della sua nave. Ci sono infine quelli che si sono defilati, come Roberto Maroni, che potrebbe pure accettare, se fosse invitato a farlo da Roma magari in seguito ad una impasse, a tornare in politica. Da Governatore a presidente...il passo è breve.

sdr

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