Diagnosticare precocemente di un possibile tumore grazie a un'analisi del sangue, prima che la malattia si sviluppi e manifesti i suoi sintomi: è quanto prospetta un team di scienziati della John Hopkins University di Baltimora, che ha messo a punto un nuovo test che apre nuove vie nella lotta a otto forme comuni di cancro, presentato nell'ultimo numero nella rivista specializzata Science.
Il lavoro si inserisce nel solco della ricerca sulla cosiddetta biopsia liquida, su cui stanno lavorando da un decennio diversi istituti tra cui quello oncologico della Svizzera italiana. "Piccole parti di tumore possono uscire dallo stesso e andare nel sangue, dove possono essere trovate", spiega il direttore sanitario dello IOSI Michele Ghielmini, ma "la grande novità di questo lavoro è che si può risalire all'organo colpito".
La procedura è stata testata su oltre 1'000 pazienti già ammalati e 850 volontari sani. Il test, affidabile fra il 69% e il 98% dei casi, individua mutazioni in 16 geni legati al cancro e misura otto proteine che spesso sono elevate in presenza di un tumore. Per i tipi che crescono lentamente, la diagnosi può essere anticipata di "sei mesi, un anno al massimo", secondo Ghielmini, ma per altri anche di due o tre anni.
L'utilità non si limita però alla diagnosi precoce: il test può permettere di evitare una biopsia, più invasiva, o anche di verificare se una terapia ha avuto successo. C'è una controindicazione, spiega ancora Ghielmini: l'esame rischia di evidenziare tumori che magari non sarebbero mai diventati aggressivi, causando paure, esami, interventi e cure costose che altrimenti non si sarebbero verificate.
RG/pon
RG 18.30 del 20.01.2018 L'intervista di Anna Valenti a Michele Ghielmini dello IOSI
RSI Info 20.01.2018, 16:50
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