“Quello di clima è un concetto sfuggente, che non si presta a essere facilmente imbrigliato in regole fisse”. La citazione del noto meteorologo e divulgatore italiano Luca Mercalli, tratta dal suo libro Filosofia delle nuvole, ci introduce alla seconda puntata della miniserie RSI Info #ilclimaspiegato, preparata in collaborazione con MeteoSvizzera. Anche perché noi – concentrandoci sul clima che ci riguarda più da vicino, quello svizzero e svizzero italiano – cercheremo invece di trovare, seppur nei citati limiti dati proprio dalla climatologia stessa, dei tratti distintivi che li contraddistinguono. Come sempre Luca Nisi, meteorologo a Locarno-Monti, ci aiuterà a vederci più chiaro.
Il clima della Svizzera
La Svizzera dispone di una variabilità del clima molto pronunciata, influenzata dall’orografia complessa e dalla sua posizione geografica che la pone al crocevia di diverse correnti atmosferiche e dalla sua relativa vicinanza all’oceano Atlantico. Ogni regione ha un clima diverso, influenzato anche da elementi come la vicinanza ai laghi, che mitigano le temperature, o dalle correnti di vento come in particolare il favonio. A differenza della scala spaziale scelta le suddivisioni possono essere molteplici, ma a livello generale si può dire che il clima svizzero è classificabile in tre grandi categorie.
Clima Alpino - Presente nelle regioni alle quote più alte nelle Alpi e sulla fascia prealpina. È caratterizzato da inverni lunghi e rigidi con frequenti nevicate, anche se la regione alpina mostra una variabilità molto importante. Le estati sono fresche e brevi, con precipitazioni generalmente abbondanti e temporali estivi frequenti.
Clima Temperato Continentale - Prevalente nelle regioni dell’altopiano e nelle vallate interne trasversali delle Alpi, come il Vallese e alcune vallate dei Grigioni come la Surselva. “Queste vallate interne sono protette dalle correnti umide, risultando in un clima continentale con precipitazioni scarse e una grande variabilità di temperatura. Gli inverni sono freddi, anche se il cambiamento climatico ha portato a inverni meno rigidi. Le estati possono essere molto calde, con precipitazioni distribuite durante tutto l’anno, ma che tendono – un po’ come a sud delle Alpi – ad essere concentrate in primavera e autunno. Questo clima caratterizza le principali città del nord delle Alpi come Zurigo, Berna e Ginevra, dove troviamo un tempo spesso fresco a causa della nebbia alta in inverno e caldo o molto caldo d’estate”. Bisogna menzionare che soprattutto la parte più occidentale della Svizzera, a causa di un maggiore afflusso di umidità da ovest, si trova al limite del “clima temperato oceanico”, il clima della Francia, del Benelux, la Germania occidentale, la Spagna settentrionale e il Regno Unito.

La nebbia sull'altopiano svizzero
Clima Insubrico - Presente a sud delle Alpi, in particolare alle basse quote del Ticino e del Moesano. È simile al clima dell’Italia settentrionale, con inverni miti ed estati molto calde e umide. I periodi di siccità sono interrotti da temporali, con precipitazioni abbondanti soprattutto in primavera e autunno. Il clima insubrico subisce le influenze sia del clima alpino sia di quello mediterraneo, risultando in un clima di transizione.

Il Ticino, spesso definito la Sonnenstube della Svizzera, ha un clima di transizione, un po' mediterraneo e un po' alpino
Peculiarità climatiche svizzere
Quando si parla di peculiarità climatiche svizzere non si può non citare il favonio, un vento di caduta caldo e secco presente in molte zone del mondo, tra cui anche il famoso Chinhook delle montagne rocciose, o a causa dei gravissimi incendi che hanno interessato la California nei tempi recenti, i tristementi famosi venti di Santa Ana e venti del Diavolo, “ma la sua ‘culla’, se così si può dire, è sicuramente situata in Svizzera e nelle Alpi austriache, dove è davvero frequente. Questo vento causa un innalzamento delle temperature, anche quando arrivano correnti polari, rendendo il clima più mite e aumentando il rischio di incendi boschivi”.

Le vallate svizzere percorse dal favonio: in blu il föhn da nord, in rosso quello da sud
Il clima alpino è un’altra peculiarità, caratterizzato da ghiacciai e nevai perenni. “Questo clima polare mantiene temperature basse tutto l’anno e ha accumuli di neve significativi. In Svizzera in alcune zone (poche!) è ancora possibile sciare in estate, nonostante il riscaldamento globale, e non succede in molti altri posti nel mondo”.

Estate? Acrobazie in snowboard e sci su... pietra
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I microclimi delle valli alpine sono anch’essi degni di nota: “Le vallate interne, come ad esempio la valle di Zermatt in Vallese, hanno un clima continentale con scarse precipitazioni a causa di zone in ombra pluviometrica, dove le montagne impediscono all’aria umida di raggiungere queste aree. Al contrario, regioni come il Locarnese e le Centovalli sono estremamente piovose, con precipitazioni annue paragonabili a quelle delle zone tropicali. In questo caso le montagne bloccano l’umidità, causando precipitazioni abbondanti e una distribuzione irregolare delle piogge. A livello locale, ci sono differenze climatiche significative in spazi ridotti: tra le Centovalli e Bassa Vallemaggia – dove troviamo I massimi pluviometrici – e la Valle di Blenio, che fa segnare invece i minimi, ci sono solo alcune decine di chilometri, eppure le differenze sono anche di diverse centinaia di millimetri d’acqua caduta”.

Nove regioni climatiche della Svizzera e del Liechtenstein in base alla durata relativa del soleggiamento annuale e alle precipitazioni medie annuali nel periodo 1991-2020. Il significato dei colori è indicato in alto a sinistra. Le regioni con poco sole e poche precipitazioni sono indicate in grigio chiaro. Le regioni con molto sole e poche precipitazioni sono in giallo scuro. Se ci sono molte precipitazioni e poco sole, la regione è di colore azzurro. Le regioni soleggiate con molte precipitazioni sono di colore verde scuro.
Singolarità meteorologiche
Il clima di una regione è anche contraddistinto dalle singolarità meteorologiche. In Svizzera ne troviamo quattro principali, e la prima è il già citato favonio su cui non ci dilungheremo ulteriormente. Ma quali sono le altre tre?
1. Nebbia alta sull’altopiano - Con inverni sempre più miti, la sua frequenza – come osservato anche per la nebbia sulla Pianura Padana – sta diminuendo, ma rimane una caratteristica del clima invernale a nord delle Alpi. La nebbia può essere molto densa e persistente, mantenendo le temperature medie invernali più basse rispetto alle zone collinari soleggiate. “La nebbia, lo sa bene che vive oltregottardo, può essere molto densa, persistente per giorni o settimane e la troviamo soprattutto nelle regioni intorno ai grandi laghi (Zurigo, Ginevra, Neuchâtel), ma anche lungo i corsi d’acqua. Ricordo che nel 2001 – considerato uno degli anni più nebbiosi – mi trovavo a Zurigo e la nebbia è rimasta persistente per quasi 30 giorni nei quali non si è visto il sole. È una singolarità presente anche in molte altre zone dell’Europa continentale, ma che certamente caratterizza il clima del nord delle Alpi”.
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2. Minimi e massimi di precipitazioni nelle vallate alpine e prealpine - Un forte gradiente di precipitazioni in poche decine di chilometri, raro in altre regioni d’Europa senza montagne. Al contrario, le Centovalli e il Locarnese hanno massimi di precipitazioni, piazzandosi in alto anche nella classifica europea.

Le precipitazioni annuali cumulate espresse in mm
3. Temporali estivi - Si sviluppano anche in condizioni anticicloniche persistenti (Azzorre o Africano), che impediscono ai sistemi frontali sull’Europa settentrionale di raggiungere o sfiorare la regione alpina, causando spesso anche siccità pronunciata. “D’estate le montagne però favoriscono l’innesco di rovesci temporaleschi – talvolta anche molto intensi – soprattutto nella fascia alpina e prealpina”. Buona parte dell’acqua che cade durante i mesi più caldi ci arriva proprio grazie ai temporali. Un fenomeno di vitale importanza quindi, anche se talvolta, come abbiamo tristemente visto nel 2024, la loro intensità causa vittime e danni estesi sul territorio.
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Gli indicatori del clima svizzero
In Svizzera, parlando di indicatori, si può partire dalla temperatura media . “La temperatura media mondiale ha superato i 15 gradi, ma in Svizzera è molto più bassa (poco più di 7 gradi) dato che buona parte del territorio si trova in quota e tipicamente la temperatura si abbassa di 0,7 gradi ogni cento metri. La temperatura media dell’altopiano è di circa 9-10 gradi, nelle Alpi a 1500 metri è di 4-5 gradi, e alle basse quote del sud delle Alpi è di 11-12 gradi, comunque inferiore alla media mondiale. Talvolta la comprensione della temperatura media e il suo confronto fra varie regione non è facile ed immediata. Per questo motivo gli indicatori climatici sono introdotti e utilizzati per definire il clima di una regione. Osservare le variazioni nel tempo di questi indicatori aiuta a capire l’impatto del riscaldamento globale a livello locale.

L'evoluzione della temperatura media in Svizzera dal 1871 al 2020
Un indicatore importante è per esempio la precipitazione, che varia come detto tra 600 e 2500 mm di pioggia all’anno, con il minimo nel Canton Vallese e il massimo nella bassa Vallemaggia e nelle Centovalli.In queste ultime zone sono possibili in alcuni anni dei quantitativi da clima tropicale con accumuli di oltre 3000 mm in un solo anno.
https://rsi.cue.rsi.ch/info/oltre-la-news/Le-precipitazioni-svelate-e-spiegate--1816659.html
La neve fresca e la copertura nevosa sono cruciali per le regioni di montagna: a 1500 metri ci sono circa 150 giorni di copertura nevosa all’anno, anche se questo valore sta diminuendo, seppur resti ancora valido soprattutto grazie al contributo del nord delle Alpi”.
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Altri indicatori climatici includono i giorni di gelo, di ghiaccio, estivi e tropicali, determinati dal superamento di soglie di temperatura “verso il basso o verso l’alto. Il gelo è diminuito del 60% alle basse quote, mentre i giorni estivi e tropicali sono aumentati come è facilmente rilevabile nell’esperienza di ognuno, rendendo le estati più afose. La serialità dei giorni asciutti aiuta a caratterizzare l’evoluzione della siccità nelle varie stagioni o a livello annuale. Questi indicatori possono essere applicati a livello locale, regionale o nazionale”.
Il clima del Ticino
Spostandoci a sud delle Alpi, proviamo ora invece a capire che clima troviamo qui, partendo però da una premessa: “Quando si procede con un’analisi climatologica di una data regione è un po’ come essere confrontati con una matrioska, le tipiche bambole russe: da noi possiamo dire che c’è un clima tipico europeo, o meglio del centro Europa, abbiamo anche un po’ il clima della Svizzera, poi troviamo quello del sud delle Alpi, quello più tipicamente ticinese, ma scendendo ulteriormente, prendendo ad esempio una vallata come la Valle di Blenio possiamo addirittura diversificare il clima della bassa valle da quello della media valle e da quello dell’alta valle. Ma anche solo restando nell’alta valle, pensando alle zone di Olivone e Campo Blenio, possiamo avere delle variazioni climatiche anche solo in qualche centinaio di metri (inversioni, laghi di aria fredda)”.
Detto questo, il clima del Ticino è influenzato dalla sua posizione a sud delle Alpi e presenta una grande varietà di microclimi.
Clima Insubrico o Mediterraneo Alpino - Presente soprattutto nel Sottoceneri e nella regione del Lago Maggiore. Gli inverni sono miti, con periodi siccitosi e ventosi alternati a nevicate rare ma anche abbondanti. Le estati sono calde e secche, intervallate da violenti temporali pomeridiani e serali.

D'estate il clima insubrico comprende anche violenti temporali pomeridiani e serali, come qui a Lugano
Clima delle Vallate Alpine - Nelle vallate alpine come Vallemaggia e Verzasca e tutte quelle a nord di Bellinzona gli inverni sono miti, ma con più precipitazioni perché si aggiungono quelle portate da nord. Le estati sono molto calde di giorno, con rinfrescamento notturno dovuto alla brezza di monte. “Alcune vallate, come già detto per la Valle di Blenio, sono soggette a ombra pluviometrica, che riduce le precipitazioni”.
Clima Montano Alpino - Presente nelle zone del Ticino settentrionale e sulle montagne del Ticino centrale sopra i 2000 metri. Questo clima è caratterizzato da temperature contenute senza ghiacciai perenni, ma con nevicate abbondanti.
Il Pizzo San Giacomo in Val Bedretto
I laghi prealpini, come il Lago Maggiore e il Lago di Lugano, influenzano il clima circostante. In inverno, l’effetto riscaldante dei laghi può trasformare la neve in pioggia vicino alle loro sponde. In estate, al contrario, i laghi mitigano le temperature più alte. “Le temperature più alte si registrano infatti tendenzialmente in luoghi come Stabio o a Biasca piuttosto che a Lugano o Locarno. I laghi, quando l’acqua è più calda, possono anche fornire l’umidità necessaria per innescare o rinforzare temporali di passaggio, influenzando così le precipitazioni”.
Le vallate del Grigioni italiano
La Svizzera italiana non è però solo Ticino e comprende anche le vallate del Grigioni italiano, come Mesolcina-Calanca, Val Bregaglia e Val Poschiavo, che presentano differenze climatiche rispetto al Ticino. “Il Moesano differisce poco dal Ticino, ma qui in inverno si formano importanti laghi di aria fredda, soprattutto nella Bassa Mesolcina, che abbassano la temperatura media. Chi passa di qui durante il periodo invernale avrà già notato come la brina non è presente solo sui prati, ma addirittura sugli alberi fino a diversi metri d’altezza, un fenomeno sempre molto spettacolare”.
Brina sugli alberi
RSI Shared Content DME 05.12.2022, 09:24
In Val Bregaglia e Val Poschiavo, le vallate sono più corte e pendenti, con una variazione di climi più rapida. “In Val Bregaglia e nella parte alta della Val Poschiavo il clima è alpino, con inverni freddi e nevosi e estati brevi e fresche. Verso sud, a Poschiavo e Vico Soprano, il clima è temperato montano, con inverni freddi e anche precipitazioni portate da nord. Le estati sono meno calde rispetto al Ticino centrale e meridionale. Le precipitazioni sono inferiori rispetto al Ticino, poiché queste vallate sono protette da una fascia prealpina più larga, che ostacola l’arrivo dell’umidità. Tuttavia, durante l’estate, possono verificarsi precipitazioni temporalesche importanti, anche se meno frequenti rispetto al Ticino”.
In sintesi, mentre il Ticino ha un clima più mite e umido, le vallate del Grigioni italiano presentano climi più rigidi e secchi, con variazioni significative dovute alla diversa orografia e alla protezione data delle Alpi Orobie.
La Svizzera del futuro e i suoi scenari climatici
Il riscaldamento globale sta cambiando il clima anche a livello regionale, modificando fenomeni meteorologici e stabilendo nuove norme che influenzano gli scenari futuri. In Svizzera, gli scenari climatici del 2018 verranno aggiornati nel 2025 con nuovi dati, inclusi quelli sugli eventi estremi. “La temperatura è aumentata di oltre 2,5 gradi rispetto al periodo preindustriale e tutti i mesi mostrano un aumento di temperatura: settembre è il mese con l’aumento più contenuto, mentre maggio e giugno registrano l’aumento più consistente. Anche le precipitazioni intense su un giorno sono diventate più abbondanti negli ultimi 100 anni”.
Nuovi scenari climatici per la Svizzera
Telegiornale 13.11.2018, 21:00
Le estati sono più canicolari e talvolta molto siccitose, anche se come abbiamo visto la siccità è comunque un elemento presente nel clima del sud delle Alpi e le serie storiche di dati lo confermano tanto a Lugano (1864) quanto a Locarno Monti, dove anche nel passato più lontano sono state registrati anni o stagioni molto siccitosi. C’è però una differenza: oggi quando c’è siccità, spesso è accompagnata dal caldo, soprattutto nella bella stagione, ma anche d’inverno se pensiamo a quelli del 2022 e del 2023. Durante la stagione calda a pagarne il prezzo più alto è la vegetazione, costretta ad aumentare l’utilizzo di acqua dal terreno che inaridisce più in fretta”.

Le tante e differenti conseguenze del riscaldamento globale sul clima della Svizzera
Anche le precipitazioni intense sul breve periodo (da 10 minuti a due ore) si stanno intensificando, ma servono ancora conferme statistiche, poiché la serie pluviometrica ad alta risoluzione temporale risale solo al 1981.
Se queste sono le tendenze che osserviamo oggigiorno, cosa ci aspetta quindi in futuro? “Gli scenari climatici futuri si basano su modelli che integrano le emissioni di CO2, una variabile che dipende dall’evoluzione delle emissioni globali. Se si adotteranno misure efficaci per la protezione del clima, l’impatto dell’effetto serra sarà inferiore rispetto a una situazione con emissioni stabili. Questo importante aspetto non lo decidono però i meteorologi, bensì la politica e l’economia, oltre a tutti noi con le nostre scelte. Un altro aspetto importante è che come già visto nella prima puntata i modelli climatici possono prevedere variazioni della temperatura media, ma non forniscono previsioni precise per date specifiche. Ad esempio, possono indicare come sarà la temperatura media a Lugano tra il 2050 e il 2080, ma non diranno come sarà il tempo il 12 agosto 2072 a Lugano”.
Lugano come Firenze o Napoli
Cosa vedono quindi concretamente questi modelli? “Partendo dalle precipitazioni, i modelli indicano che gli accumuli annuali di precipitazioni in Svizzera non subiranno grandi variazioni, ma gli eventi estremi aumenteranno. Ci saranno più piogge in inverno e meno in estate, con meno giorni di pioggia complessivi. Le precipitazioni saranno quindi più intense e la siccità estiva più pronunciata, non tanto nella durata, ma nell’intensità, a causa delle temperature più elevate che porteranno a maggiore siccità del terreno e indisponibilità d’acqua. Le giornate canicolari (temperatura media oltre i 25 gradi) aumenteranno, come già osservato negli ultimi due decenni”.

Da palme e neve a palme... e palme?
Per l’inverno, come spesso si è letto nei rapporti e sui media, si prevede una diminuzione dell’80% delle nevicate in pianura entro il 2050 rispetto al periodo 1981-2010, “ma anche una diminuzione del 20-30% a quote superiori ai 2500 metri. Questo avverrà nonostante un aumento delle precipitazioni causato dall’aumento delle temperature. Questi cambiamenti influenzeranno anche la vegetazione, con l’insediamento di specie tropicali come già si osserva oggi nel Locarnese e nella fascia tra Cugnasco e Brissago”.

Un futuro napoletano per Lugano?
L’adattamento umano è più lento e difficoltoso rispetto alla natura, poiché viviamo in un mondo tecnologico e digitale sconnesso dalla natura. Il cambiamento climatico porta a un’estremizzazione degli eventi, rendendo vitale l’adattamento e la preparazione per limitare i danni. “Con il cambiamento del regime di precipitazioni (di più in inverno, di meno in estate), il clima a sud delle Alpi diventerà sempre più simile a quello mediterraneo. Una simulazione per il 2060 a Lugano, considerando la temperatura media e la distribuzione delle precipitazioni, suggerisce che il clima sarà simile a quello odierno di Firenze o Napoli” conclude Luca Nisi.

Meteo notte
Meteo 07.03.2025, 23:55