Dopo le Agenzie dell’ONU e le ONG di Ginevra, l’amministrazione del presidente statunitense Donald Trump ha iniziato a sottoporre questionari anche al mondo accademico e scientifico elvetico: si tratterebbe di verificare che questi ultimi siano in linea con la visione ultra conservatrice del presidente e dei suoi consiglieri, ad esempio sul cambiamento climatico e su tutto ciò che ha a che fare con diversità, uguaglianza e inclusione. E questo non può che preoccupare Swissuniversities.
Il Politecnico di Zurigo, come ha reso noto la NZZ am Sonntag, ha ricevuto dall’amministrazione Trump un questionario sui progetti di ricerca finanziati dagli Stati Uniti. Il Poli non ne rivela il contenuto ma potrebbe delinearsi un intralcio a progetti sul clima o le questioni di genere.
Il Telegiornale della RSI ha voluto intervistare sulla questione, a Losanna, la presidente dell’organizzazione mantello degli atenei svizzeri, Luciana Vaccaro. “So che il Politecnico di Zurigo ha vari progetti con gli Stati Uniti ma so anche che varie università in Svizzera ce li hanno. Quindi io mi aspetto che nelle prossime settimane altre università lo ricevano. Non sono al corrente del contenuto. Quello che mi preoccupa è che il mondo politico, l’amministrazione americana in questo momento, cerchi di portarci su un piano sul quale noi non siamo. La scienza non è un partito politico. Mi sembra che questo tipo di questionari abbiano un’intenzione di orientamento e di selezione sulla base di elementi che diventano costrittivi per la libertà accademica. Lei si immagini che in medicina ci sono certe cose che noi non possiamo più cercare ma noi non potremo mai trovare il medicamento utile per combattere una malattia in questo modo”.
Il Politecnico di Losanna ha ricevuto addirittura degli scienziati americani che sono stati licenziati negli Stati Uniti. Che si sono candidati per lavorare qui, lei cosa ne pensa?
“Se degli scienziati americani si sono candidati per queste posizioni, grazie all’eccellente reputazione dell’EPFL, questo non può che farmi piacere. Detto questo io non posso essere contenta se un Paese si impoverisce della propria capacità di ricerca, un Paese che è stato il fulcro della ricerca mondiale. Negli Stati Uniti, come in Svizzera, come in Europa, la ricerca che cos’è? È il motore dell’innovazione, che è il motore dell’economia. Quindi penso che in una situazione instabile come quella che stiamo vivendo, l’economia potrebbe reagire sapendo che si impoverisce la propria capacità di innovazione e quindi il motore dell’economia del Paese”.
RG 12.30 del 16.03.2025: Il servizio di Manuele Ferrari su Stati Uniti e Politecnico federale di Zurigo
RSI Info 16.03.2025, 12:30
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Tagli di Trump anche nella ricerca scientifica
SEIDISERA 14.03.2025, 18:00
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