Svizzera

“La disinformazione è un’arma affilata”

Dal caso Amherd in Russia alla conferenza del Bürgenstock, le fake news hanno colpito la Svizzera - Il settore dell’informazione gioca un ruolo fondamentale nella garanzia della sicurezza

  • 26 giugno, 22:20
  • 26 giugno, 23:39
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Disinformazione, anche la Svizzera nel mirino

Telegiornale 26.06.2024, 20:00

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Di: TG/RSI Info 

Secondo il Consiglio federale, per garantire la sicurezza del paese non sono sufficienti l’esercito e la cooperazione internazionale, ma è necessaria una strategia che coordini tutti i settori della società potenzialmente coinvolti. Tra questi settori, uno dei più critici è l’informazione, o meglio, la disinformazione, sempre più utilizzata per destabilizzare le democrazie. “È un arma a tutti gli effetti, ed è anche affilata”, spiega Claudia Hassan, professoressa di sociologia dei processi culturali e comunicativi a Roma Tor Vergata. “Crea racconti che sembrano veri attraverso un linguaggio che genera polarizzazione”, e questo è molto pericoloso per la democrazia.

Un mese fa, uno dei canali televisivi più seguiti in Russia ha attaccato la presidente della Confederazione, Viola Amherd, in quello che è stato uno dei casi più eclatanti di disinformazione esplosa. “I politici sono personaggi pubblici e rappresentano le nostre istituzioni, governi e parlamenti a livello federale e cantonale, e dunque sono degli obiettivi della disinformazione, proprio perché sono presenti pubblicamente ed esposti”, afferma il segretario di Stato per la politica di sicurezza, Markus Mäder.

Anche il nostro paese è nella stretta della disinformazione, come evidenziato nell’ultimo rapporto sulle minacce. “La Svizzera si impegna per il diritto internazionale, per la democrazia e per una società liberale. E il conflitto tra i sistemi liberali democratici e i sistemi autocratici e chiusi infuria in tutto il mondo. La Svizzera non è esclusa dai tentativi di alcuni stati di discreditare i valori e le regole del suo sistema e di minare la credibilità delle sue istituzioni”, aggiunge Mäder.

Dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, la disinformazione è aumentata. Un esempio chiaro è stato la conferenza sulla pace del Bürgenstock: “Abbiamo notato che degli attori russi hanno cercato di screditare la conferenza stessa e il ruolo della Svizzera. Questi tentativi sono stati messi in atto su vari canali, tra cui la televisione”, spiega Mäder. In questo senso, i social media sono uno strumento potente per la diffusione della disinformazione.

Le nuove tecnologie, compresa l’intelligenza artificiale, facilitano la creazione di immagini e audio falsi, rendendo la manipolazione delle informazioni più accessibile che mai. “Creare disinformazione, fabbricare notizie false e diffondere bugie è ora possibile con pochi mezzi”, conclude Mäder. Per contrastare questo fenomeno, la Svizzera deve puntare sulla formazione, la sensibilizzazione e l’informazione basata sui fatti. “Non dobbiamo farci travolgere”, mette in guardia Hassan. “Dobbiamo decostruire le narrazioni false. È una nostra responsabilità come democrazie occidentali”. L’intervento deve avvenire attraverso due tipi di misure: “Quelle a breve termine, di tipo regolatorio, e quelle a lungo termine, molto importanti per la qualità di una democrazia, che si affidano all’educazione, alla conoscenza e che intervengono anche sui media, con un giornalismo costruttivo”.

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