Svizzera

Aiuti svizzeri all'Ucraina, ecco dove vanno i soldi

L'impegno elvetico nel Paese aggredito dalla Russia si concretizzerà in un totale di 1,8 miliardi di franchi entro il 2028, ma secondo alcuni osservatori internazionali si potrebbe fare di più

  • 7 luglio 2023, 05:55
  • 30 luglio 2023, 11:15
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Un treno carico di materiale medico elvetico diretto verso l'Ucraina nei primi giorni della guerra

  • Keystone
Di: SEIDISERA/Spi

Aiuti all’Ucraina, la Svizzera non sembra brillare nel raffronto internazionale. Almeno stando ai dati pubblicati dai ricercatori dell’Istituto tedesco di Kiel per l’economia mondiale. Vero che la classifica, dove il nostro Paese risulta al 25° posto, tiene conto anche delle forniture belliche. Al netto del solo impegno umanitario la situazione migliora, la Confederazione non è al top, ma risale al 7° posto. Ma ci sono molti Paesi che fanno molto meglio anche in quest'ambito, sostiene André Frank del Kiel Institute.

Ma è davvero così? E soprattutto come vengono impiegati i soldi elvetici nel Paese aggredito dalla Russia? La RSI ne ha parlato con Mattia Poretti, della Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) del DFAE.

"Dall’inizio dell’aggressione e fino a marzo 2023 la Confederazione - spiega Poretti - ha speso circa 280 milioni di franchi nell'ambito della cooperazione internazionale. Questo non include le spese per l’accoglienza in Svizzera dei richiedenti d'asilo ucraini".

A questa cifra, per l’anno in corso, va aggiunto il credito supplementare di 140 milioni per Ucraina e Moldavia approvato dal Parlamento. "Per il 2024 prevediamo più o meno gli stessi livelli, quindi nei due anni verranno stanziati circa 300 milioni di franchi”. A questo si aggiunge il miliardo e mezzo che il Consiglio federale prevede di stanziare nell’ambito della nuova strategia di cooperazione internazionale dal 2025 al 2028. "Si arriva così - riassume il nostro interlocutore - ad un totale di 1,8 miliardi di franchi stanziati entro i prossimi cinque anni per l'Ucraina e i paesi limitrofi".

Oltre ai numeri, e forse di più, interessa sapere come quei fondi verranno utilizzati. I 140 milioni stanzianti per il 2023, spiega Poretti, “verranno essenzialmente assegnati bilateralmente, cioè a ONG internazionali e locali, e alle azioni dirette della Svizzera attuate dal Corpo svizzero di aiuto umanitario. In generale, una gran parte di questi fondi andrà nella risposta umanitaria”.

In particolare, il funzionario del DFAE, indica la ricostruzione di infrastrutture di vitale importanza. "Inoltre, andranno sminate quelle zone che le forze russe avevano occupato per poi ritirarsi. Infine, la Svizzera finanzierà il sostegno alle popolazioni colpite dalla distruzione della diga di Kakhovka".

L’impegno elvetico non si riduce tuttavia alla risposta umanitaria. "La Svizzera continuerà a finanziare attività volte allo sviluppo economico e istituzionale dell'Ucraina. In particolare, andremo avanti a sostenere il processo di decentralizzazione e di rafforzamento degli enti locali e la digitalizzazione dei servizi”. Poretti cita anche l’impegno della SECO, la Segreteria di Stato dell'economia, che si "concentra su infrastrutture e sviluppo economico e fornisce sostegno, per esempio, alle piccole e medie imprese".

Al di là del volume finanziario, Poretti tiene a citare la qualità delle soluzioni innovative, ad esempio digitali, che vengono sviluppate in Ucraina con il contribuito svizzero.

Riassumendo il presunto scarso impegno elvetico viene respinto al mittente: "La cooperazione internazionale della Svizzera è attiva in Ucraina fin dagli anni ’90. Abbiamo aperto il nostro ufficio di cooperazione, la DSC, nel 1999. Dal 2014 forniamo aiuto umanitario nel Donbass e nel febbraio 2022 abbiamo ampliato rapidamente il nostro sostegno grazie a solidi partenariati con le autorità locali e internazionali e con le organizzazioni partner".

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