Tra le diverse sfaccettature del conflitto in atto in Ucraina va ricordata anche la guerra economico commerciale derivante dalle sanzioni contro Mosca. Una guerra con cui molti Paesi occidentali cominciano ad essere confrontati a causa dell'aumento dei prezzi, oggi, dei carburanti, domani, forse, di molte materie prime.
A seguito del conflitto in Ucraina, ad esempio, diverse società attive a livello mondiale hanno lasciato il mercato russo. Tra queste, per fare un paio di nomi di marchi svizzeri, il Gruppo Swatch e la Lindt. Johnny Canonica ha chiesto a Daina Matise Schubiger, docente al Centro di competenze management e imprenditorialità della SUPSI, quali le ragioni principali alla base di queste decisioni e se sono riconducibili solo alle sanzioni imposte dai Paesi Occidentali a Mosca.
"Le sanzioni sono sicuramente una ragione molto importante per l'abbandono del mercato russo, ma non la sola. Oggi le aziende sono chiamate anche a valutare il rischio imprenditoriale che, a causa dell'incertezza che regna in Russia, impatta negativamente con l'operatività quotidiana delle varie imprese" spiega Matise Schubiger. Inoltre, aggiunge la docente "va considerato anche l'aspetto legato al personale che le varie aziende non vogliono certo mettere a rischio. Per garantire la necessaria sicurezza ai collaboratori e per non rischiare di finire tra le pieghe delle leggi recentemente approvate nel Paese, molte ditte hanno quindi deciso di sospendere le attività".
Queste decisioni non rischiano di causare un danno di immagine alle varie aziende? "In effetti è difficile stabilire se il danno d'immagine sia maggiore rispetto a quello finanziario (o viceversa). E' invece peccato dover assistere a queste scelte se pensiamo che i primi marchi che sono arrivati in Russia negli anni Novanta, si trovavano con le code di clienti davanti alla porta. Ritengo che alcuni marchi abbiano sospeso le attività anche per salvaguardare la loro immagine", aggiunge ancora, tra l'altro, l'esperta.