Ottant'anni fa, Gertrud Kurz (1890-1972), originaria di Lutzenberg (Appenzello), fondò l’organizzazione umanitaria Kreuzritter-Flüchtlingshilfe, l’odierno Christlicher Friedensdienst (Servizio cristiano per la pace). Durante la seconda guerra mondiale aiutò molti rifugiati e divenne nota come la “madre dei profughi”. Più tardi affermò: "Avrei voluto fare di più".
Quando nel 1942 il Consiglio federale chiuse le frontiere, Gertrud Kurz prese il treno e raggiunse Mont Pèlerin, nel canton Vaud, dove l’allora consigliere federale Eduard von Steiger stava trascorrendo le vacanze. Gli parlò con insistenza, gli raccontò le storie dei profughi, ma non riuscì a dissuaderlo dalla restrittiva politica dei rifugiati. Tuttavia alcuni giorni dopo il Consiglio federale allentò il blocco alle frontiere.
“Mamma Kurz” era rispettata per la sua caparbietà. Nel suo impegno era ostinata, ma operava sempre all’interno del sistema e non metteva in discussione le autorità. Col senno di poi, avrebbe forse preferito essere una ribelle. In un'intervista televisiva, nel 1966, disse di sé e della popolazione svizzera: “Avremmo dovuto fare più rumore. Ma con il passare del tempo mi sono stancata. Oggi quello mi appare come un errore”.
Gertrud Kurz ricevette una laurea honoris causa dall'università di Zurigo e fu insignita del premio Albert Schweitzer. Fu nominata due volte per il premio Nobel per la pace e fu la prima donna a cui la Confederazione dedicò una moneta commemorativa, nel 1992.
Il Servizio cristiano per la pace e la Fondazione Gertrud Kurz proseguono oggi la sua opera.
Paolo Tognina