La Svizzera ha ottenuto tutto ciò che voleva nei negoziati. Così Petros Mavromichalis, ambasciatore dell’Unione Europea a Berna, ha risposto alle critiche su singoli punti dei nuovi accordi raggiunti fra la Confederazione e l’UE.
Circa la questione della protezione dei salari, il diplomatico ha dichiarato che, con le attuali norme europee, le remunerazioni non sono calate in nessun Paese membro: “Perché dovrebbe accadere in Svizzera?”, ha quindi aggiunto in un’intervista pubblicata oggi, sabato, dal Blick.
Più in generale Mavromichalis ha affermato che, con quanto pattuito, l’UE è andata “al massimo delle nostre possibilità”. Compete ora al Consiglio federale e alle parti sociali il raggiungimento di un accordo sulla politica interna.
USS, sì ai bilaterali con UE a determinate condizioni
Telegiornale 31.01.2025, 20:00
Quanto al contributo di coesione versato dalla Svizzera, l’ambasciatore ha osservato che 350 milioni di franchi corrispondono a “38 franchi per abitanti”: un contributo che ha quindi definito esiguo, a fronte delle entrate annuali per oltre 3’000 franchi pro capite che la Svizzera ottiene grazie al mercato unico UE.
“Se la Svizzera vuole partecipare al mercato UE, deve rispettare le regole comuni che vi si applicano”, ha quindi sottolineato con riferimento al dibattito sull’adozione dinamica del diritto dell’UE. Se le norme venissero interpretate in modo diverso in Svizzera rispetto alla Germania o alla Francia, ad esempio, non si tratterebbe più di un mercato unico.
In conclusione per l’ambasciatore UE un dato è certo: “Gli accordi ora sul tavolo”, raggiunti a fine dicembre, rappresentano “l’ultima possibilità di continuare l’approccio bilaterale”. E se la Svizzera dovesse rifiutarli, le relazioni bilaterali si indebolirebbero.