Svizzera

"C'è chi vuole solo violenza"

I fatti di Amburgo: intervista ad Adrian Oertli, ex militante di estrema sinistra

  • 10 luglio 2017, 20:58
  • 23 novembre, 05:02
Ad Amburgo tre giorni di violenze

Ad Amburgo tre giorni di violenze

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Com'è organizzata, l'estrema sinistra in Svizzera? Quanto è forte, quanto connessa con i movimenti analoghi all'estero? L'abbiamo chiesto a qualcuno che fino a qualche anno fa conosceva questo ambiente da dentro: Adrian Oertli, ha fatto parte di un'importante organizzazione d'estrema sinistra dal 2001 al 2009, e tra l'altro faceva delle canzoni rap di propaganda. Oggi è uscito, lavora come socioterapeuta, e si impegna perché la violenza non venga usata per fini politici. Gli abbiamo chiesto innanzitutto se è stato sorpreso dai disordini di Amburgo...

Sorpreso sì, ma non tanto dalla violenza, quanto piuttosto dalla tattica scelta dalla polizia, molto aggressiva. Il comandante del corpo cittadino evidentemente ha voluto mostrare chi era il più forte. Non ha scelto strategie già note e applicate che invece favoriscono una riduzione della violenza.

Con questo giustifica quanto accaduto, aggressioni contro i poliziotti e vandalismi?

Per niente. Ci sono estremisti che vogliono comunque e soltanto la violenza. Ma per loro - e qui parlo d'esperienza - la strategia della polizia è stata un regalo! Ai loro occhi è stata la prova che lo Stato è il nemico. Non vogliono altro che poliziotti aggressivi, li hanno bisogno anche per la loro propaganda.

Abbiamo sentito di nove svizzeri fermati ad Amburgo dalla polizia. In che termine l'ambiente di estrema sinistra svizzero è integrato all'estero?

La scena svizzera è molto ben integrata, soprattutto dal punto di vista ideologico. Ci sono esponenti come Andrea Stauffacher stimati nell'ambiente e attivi da decenni.

Ora c'è chi chiede pene più severe. Secondo lei può servire per scoraggiare gli estremisti?

Non credo. Dalla criminologia si sa che una pena aiuta se il condannato la percepisce come giusta. E tra gli estremisti politici questo non funziona, anzi, hanno bisogno di martiri. Personalmente, sarei stato ancora più pericoloso, se fossi stato confrontato con pene più severe. Anche perché l'ideologia dell'estrema sinistra dice che siamo in una guerra. Vivono nel terrore di essere arrestati, sequestrati e torturati... non perché fanno qualcosa di illegale, ma perché lottano per la libertà - questo nella loro idea.

E Lei, qualche anno fa, fino a quanto si sarebbe spinto?

In situazioni come quelle viste ad Amburgo sarei stato disposto ad uccidere. Più mi sentivo minacciato, più ero disposto ad uccidere. Ero veramente convinto che in ogni momento potevo essere rapito e ucciso, perché troppo pericoloso per lo Stato.

Uscire da questo ambiente per Lei dev'essere stato come lasciare una setta?

Sì, il paragone con una setta mi ha aiutato a capire la mia storia. Sono entrato nell'ambiente di estrema sinistra tramite uno stretto conoscente durante un mio periodo di crisi, quando a 20 anni sono andato all'università. All'interno ci sono dei veri manipolatori, che passo per passo ti portano dentro la struttura e ti tolgono dalla società. Uscirne è stato un processo complesso. Per me è stato importante trovare amici con le stesse idee politiche, ma che le perseguivano con modi pacifici e democratici. Grazie a loro ho cominciato a sperare di poter condurre una vita normale all'interno della società.

A proposito di protesta pacifica: molti manifestanti di Amburgo sono stati messi all'ombra dai violenti...

Sì, e in questo i media hanno buona parte di responsabilità. Ma forse vedere solo i problemi è un riflesso tipico dell'essere umano. Ad ogni modo mi aspetterei che i partiti di sinistra siano più attivi contro le forze totalitarie tra le loro fila. Gli estremisti attaccano la polizia, ma molto più difficilmente persone civili. Quindi si potrebbe ostacolarli attivamente durante le loro manifestazioni.

Alan Crameri

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