Svizzera

Canone a 300 franchi, chi è pro e chi è contro

Si è chiusa la procedura di consultazione promossa dal Governo, che ora dovrà stabilire se procedere con la riduzione

  • 1 febbraio, 15:51
  • 2 febbraio, 11:10

Doppio No del Governo ticinese all'abbassamento del canone

Il Quotidiano 01.02.2024, 19:00

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Di: ATS/pon

Una coalizione formata da sinistra, sindacati, associazioni sportive, culturali e mediatiche e città si oppone alla prevista riduzione del canone SSR e mette in guardia dalle drastiche conseguenze per il panorama mediatico svizzero e per il servizio pubblico. Per l’economia e il centro-destra, invece, la proposta è insufficiente: andrebbero esentate del tutto le piccole e medie imprese.

Il Consiglio federale - lo ricordiamo - intende contrastare l’iniziativa “200 franchi bastano” riducendo per il canone SSR per anno e per economia domestica dagli attuali 335 franchi a 300 franchi a partire dal 2029. Inoltre, 60’000 aziende potranno pagare meno. La consultazione sulla modifica dell’Ordinanza sulla radiotelevisione si è conclusa oggi, giovedì, e sulla base dei risultati il Governo dovrà decidere se confermare questo passo.

La SSR stima che la riduzione del canone comporterà un calo delle entrate di circa 240 milioni di franchi e una riduzione di circa 900 posti di lavoro in tutte le regioni. La misura avrebbe un impatto anche sulla copertura dei grandi eventi sportivi e porterà a una riduzione del numero di serie e film svizzeri sostenuti e della diffusione di eventi culturali, scrive la SSR nella sua risposta alla consultazione.

Minacciati sport e cultura

Per Swiss Olympic i tagli sono una “minaccia per la copertura sportiva della SSR e quindi per lo sport svizzero nel suo complesso”. La riduzione della copertura di eventi sportivi non avrebbe un impatto solo sugli appassionati di sport in televisione, alla radio o online. La perdita di visibilità mediatica per lo sport avrebbe conseguenze anche sulla promozione sportiva, sulle sponsorizzazioni e sulla coesione nazionale, afferma.

Per i sindacati dei media Syndicom e SSM, i tagli previsti metterebbero a repentaglio la qualità del servizio pubblico dei media. La Svizzera correrebbe il rischio di fornire alla popolazione un’offerta sempre più scarsa di giornalismo affidabile, critico e indipendente. Anche la produzione cinematografica e musicale svizzera e l’intero settore culturale ne risentirebbero. Il parere è condiviso nel mondo politico dai Verdi e dal Partito socialista.

Nella loro risposta, i media più piccoli e indipendenti, riuniti nell’associazione Medien mit Zukunft (VMZ), hanno avvertito che un eventuale indebolimento della SSR avrebbe “conseguenze drastiche per la Svizzera come centro mediatico, per il sistema politico e per la società”. La SSR, infatti, garantisce a tutte le regioni della Svizzera l’accesso a un’informazione indipendente e di qualità.

I membri dell’Unione delle città svizzere nel processo di consultazione hanno “espressamente” rifiutato una riduzione dei canoni. Soprattutto nelle regioni meno popolate, la mancanza di copertura mediatica rischia di aumentare. Le città più grandi hanno inoltre sottolineato l’importanza della SSR per il cinema svizzero, che rappresenta “una quota dell’economia culturale urbana da non sottovalutare”. Fra i cantoni, Ticino e Grigioni hanno espresso preoccupazione per la coesione nazionale e in particolare per le regioni periferiche per le culture e le lingue minoritarie.

Infine, Swisscopyright, l’associazione delle cinque società svizzere di gestione collettiva dei diritti d’autore come ProLitteris, Suisa e Suissimage, ha espresso profonda preoccupazione per la messa in pericolo delle prestazioni degli artisti creativi in Svizzera, che dipendono molto a una collaborazione con la SSR..

Cinésuisse, l’organizzazione di categoria dell’industria cinematografica e audiovisiva, ha espresso la sua comprensione di principio per la volontà del Consiglio federale di ridurre l’onere per le famiglie e le imprese, ma vista “la difficile situazione finanziaria della SSR” si oppone alla riduzione del canone.

Il centro-destra vuole esentare le aziende

Sul fronte dei favorevoli a una riduzione, il PLR riconosce il “ruolo importante” della SSR come fornitore di servizi pubblici, ma sostiene quella che definisce una “moderata riduzione” del canone che tiene conto del cambiamento nel consumo dei media. La SSR sarebbe ancora in grado di adempiere al suo mandato principale con le entrate ridotte. D’altro canto, il partito chiede che tutte le aziende siano esentate dal canone e che venga aumentata la quota di canone per le emittenti di programmi locali e regionali.

Anche Economiesuisse ritiene “corretta” la proposta, ma valuta che non si spinga abbastanza in là per le organizzazioni imprenditoriali e chiede che il canone per le aziende venga abolito. Anche una riduzione per le famiglie dovrebbe essere presa in considerazione. Della stessa opinione pure L’Unione svizzera arte e mestieri (USAM).

In un mondo sempre più esposto alle “fake news”, è essenziale che gli svizzeri abbiano accesso a un’informazione di qualità, afferma l’Alleanza del Centro. Nel contesto dell’iniziativa “200 franchi bastano”, il partito può accettare una riduzione del canone a 300 franchi. A suo avviso, è necessario soprattutto un dibattito aperto sul contenuto e sulla portata del mandato del servizio pubblico.

Per l’Associazione svizzera degli editori, infine, la discussione non è incentrata sul livello del canone, ma sull’offerta online della SSR. Gli editori chiedono che la SSR limiti le attività online a tutti i livelli e si concentri maggiormente su offerte non commerciali come la cultura e gli sport marginali nella sua programmazione. L’eventuale riduzione del canone non dovrebbe indebolire la cooperazione esistente con i media privati e non dovrebbe andare a scapito dei fornitori di TV e radio regionali.

Il Consiglio di Stato ticinese contro la riduzione del canone

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