Gli avvenimenti risalgono al 1982: nel febbraio di quell’anno, nella città di Hama (Siria centrale) una rivolta contro il regime riconducibile ai Fratelli musulmani venne repressa nel sangue con estrema durezza. Il numero di vittime è stimato tra le 10’000 e le 40’000. Il responsabile di quel massacro fu il comandnate delle cosiddette “Brigate di difesa dello Stato”, il vicepresidente Rifaat al-Assad, fratello dell’allora presidente Hafez e dunque zio di Bashar, deposto pochi giorni fa dai miliziani dell’HTS.
Secondo rivelazioni pubblicate dalla SonntagsZeitung e dalla Agence France Presse, il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) sarebbe orientato ad archiviare il caso, aperto nel 2013 in seguito all’esposto di associazioni dei parenti delle vittime, che avevano rintracciato Rifaat in un hotel di Ginevra. Le rivelazioni in tal senso sono state confermate da uno dei consulenti legali dell’ONG Trial International, Benoit Meystre, precisando però che la decisione definitiva deve ancora essere presa.
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Notiziario 15.12.2024, 16:00
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Rinviato a giudizio nel marzo scorso, Rifaat al-Assad, che oggi ha 87 anni, ha fatto perdere le sue tracce dopo la caduta del nipote. Alcuni lo vogliono in Libano, altri pensano che potrebbe essere stato catturato o addirittura ucciso, il che ovviamente determinerebbe la fine del procedimento penale. Rifaat aveva lasciato la Siria nel 1984, dopo un fallito golpe contro il fratello. Nel 2021 era tornato nel suo Paese per sfuggire ad una condanna inflittagli in Francia per riciclaggio e appropriazione indebita di fondi pubblici. Si era allora atteggiato a oppositore del nipote Bashar.
La competenza della magistratura svizzera era stata stabilita in virtù del principio di competenza universale e dell’imprescrittibilità dei crimini di guerra. Tuttavia, per i magistrati federali, Rifaat soffrirebbe di patologie che gli impedirebbero di partecipare a un processo.
I parenti delle vittime contestano tale apprezzamento e affermano che un processo porterebbe loro la speranza che sia fatta giustizia, 42 anni dopo i fatti. La nuova situazione politica creatasi in Siria con la fine del regime degli Assad potrebbe inoltre consentire di raccogliere nuove prove. L’associazione delle vittime lascia intendere di essere intenzionata impugnare una eventuale decisione di abbandono.