Sfiducia crescente verso chi governa, populismo dilagante ed elezioni che non servono più a cambiare le cose, ma piuttosto a far saltare il banco. Quello della democrazia, che diventa così un modo per eleggere l’uomo forte di turno e virare verso più autoritarismo. “Sono gli stessi fenomeni sociali vissuti prima delle grandi guerre, ed è quindi è importante richiamare l’attenzione di tutti”, commenta al nostro microfono il consigliere federale e responsabile per la politica estera Ignazio Cassis. I segnali sono chiari e preoccupanti: “Il 2024 è stato un anno elettorale importante a livello mondiale: ha votato più della metà della popolazione dei paesi democratici e si è vista chiaramente l’evoluzione del concetto di democrazia verso qualcosa di completamente diverso da quanto abbiamo vissuto dopo il ’68. Oggi esiste una grande polarizzazione nella popolazione e, per i giovani, diventa anche di genere: i giovani uomini guardano più a destra, le giovani donne a sinistra”.
Domina la sfiducia, si inaspriscono le posizioni e traballa la democrazia: “Questa è una vera e propria rivoluzione, una crisi strutturale – aggiunge Cassis -. L’ informazione è diventata molto più rapida e globale. Chi ha perso nel processo di globalizzazione ora non crede più al sistema democratico e guarda a quelli autoritari”. Un quadro preoccupante, secondo Cassis, difficile da disinnescare: “Il pendolo della storia, dopo essere andato probabilmente molto… troppo lontano, sulla scia della rivoluzione del ‘68, sta tornando indietro molto rapidamente. Basti guardare cosa succede negli Stati Uniti. In Svizzera abbiamo in genere una grande capacità di disinnescare queste situazioni: serve capacità analitica, un po’ di distanza, calma e mente fredda. Credo ci voglia anche più responsabilità da parte dei singoli, più capacità di ascolto e la rinuncia a pretendere che sia lo Stato a occuparsi della felicità di ognuno”.
Servirebbe poi maggiore senso critico di fronte al proliferare delle notizie false e costruite ad arte. “I media tradizionali sono in crisi e la varietà mediatica è diminuita fortemente negli ultimi anni, anche in Svizzera. Tramite i social media si possono veicolare menzogne, idiozie. E farlo in modo strategico, per disorientare la popolazione, renderla più vulnerabile e spingerla così verso l’idea che serva un uomo forte al comando. Abbiamo visto il ruolo che hanno svolto ad esempio nelle elezioni in Messico, Romania e Stati Uniti”. Una tendenza, secondo Cassis, destinata a crescere.
Non dobbiamo illuderci: l’onda d’urto arriverà forte anche da noi
Ignazio Cassis, Consigliere federale
L’ultimo uomo forte in ordine di tempo è Trump. Preoccupa? “Trump è stato eletto democraticamente. E sappiamo molto bene che gli Stati Uniti hanno anticipato le tendenze nel mondo occidentale. È per questo che parlo di una svolta epocale. La grande sfida di ogni partito in Svizzera è dunque quella di rivedere completamente il modo di proporre alla popolazione i propri valori”. Svizzera che verrà travolta, dunque? “In Svizzera abbiamo un sistema politico diverso - sottolinea Cassis -. Non corriamo un rischio estremo, visto che è tutto estremamente più stabile. Tuttavia, non dobbiamo illuderci: l’onda d’urto arriverà forte anche da noi”. Ovvero? “Ovvero un cambiamento di politica. Già avvertiamo una crescente polarizzazione e fatichiamo a parlare di compromesso”. Compromesso che invece è fondamentale, secondo il ministro degli esteri. “Per questo noi continuiamo ad avere dialogo aperto verso tutti gli Stati del mondo. L’alternativa è non dialogare. Ed è peggio.”
Dialogo - in primis - con l’Unione Europea, perché “dorme bene chi è in pace con il proprio vicino – rileva Cassis -. Il Consiglio federale prima di Natale ha concluso felicemente il negoziato per il rinnovo di bilaterali. Abbiamo trovato degli accordi nell’interesse della Svizzera. Da metà giugno si aprirà una vasta consultazione sul testo. Le critiche? Visto che i dettagli dell’accordo non sono ancora pubblici, chi parla lo fa basandosi su informazioni estremamente parziali. In alcuni casi addirittura sbagliate”.
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Telegiornale 18.03.2025, 20:00