È un momento globale di incertezza dopo la conferenza di pace sul Bürgenstock. La Svizzera ha lavorato molto assiduamente per creare un prossimo passo con il coinvolgimento russo ma non è stato possibile, perché quasi tutti alla fine aspettavano le elezioni americane. Così il capo del Dipartimento federale degli affari esteri, Ignazio Cassis. “Ora c’è un nuovo presidente americano - ha spiegato ai colleghi di RTR - che si sta muovendo anche in modo magari un po’ confuso, un po’ provocatorio ma in questo momento mi sembra di percepire bene che in tutti i Paesi del mondo si aspetta di vedere quali saranno le mosse degli Stati Uniti”.
Washington ha dunque preso in mano la situazione e la Confederazione come si sta posizionando?
“Noi siamo in stretto contatto con tutte le parti - dice Cassis - sia con il mondo occidentale sia con il mondo del Sud globale, sia anche con la Russia. E cerchiamo di essere sempre pronti a fungere da strumento per le grandi potenze affinché si possa arrivare alla fine delle guerre”. Il lavoro svolto dalla Svizzera comunque resta là, vi è sempre stato il desiderio che la seconda conferenza dovesse essere fatta in un Paese del Sud globale, chiarisce il responsabile del DFAE, “perché abbiamo assolutamente bisogno un allargamento degli Stati al mondo per partecipare alla soluzione. Credo che una soluzione di pace non può che coinvolgere quasi tutti gli Stati al mondo e quindi se una prima conferenza è andata bene in Svizzera, era già chiaro che una seconda sarebbe stata probabilmente organizzata nel lato Sud del mondo. E quindi in questo senso a noi va benissimo e lavoriamo strettamente anche con l’Arabia Saudita”.
Negli ultimi giorni si è molto discusso di parole - più che di fatti - e quelle di Karin Keller Sutter in particolare, pronunciate sul discorso del vicepresidente statunitense Vance a Monaco....
“Io ho l’abitudine di esprimermi quando ho qualcosa da dire, ha concluso Cassis, non per commentare quello che altri dicono, perché non ci si posiziona sulle parole ma sui fatti e sulle decisioni. E queste sono quelle che contano: la Svizzera sa cosa vuole, vuole concludere le guerre, vuole farlo in accordo con il diritto pubblico internazionale tenendo conto degli interessi anche dell’Ucraina, anche dell’Europa e del resto del mondo”.