“Quando un popolo scende in piazza durante una pandemia vuol dire che il Governo è più pericoloso di un virus”. Questo slogan, che campeggiava sul cartello di un manifestante colombiano in questi giorni a Bogotà, rivela parecchio dell'attuale situazione nel Paese da giorni teatro di violenti scontri tra giovani e forze dell'ordine.
La miccia che ha fatto scattare il malcontento è la riforma fiscale annunciata dal presidente Ivan Duque il 28 aprile. Il progetto denominato “Legge di solidarietà sostenibile” prevedeva di abbassare la soglia dalla quale il cittadino inizia a pagare l'imposta sul reddito, e di rimuovere molte esenzioni per l’imposta sugli scambi di beni e servizi (in pratica la nostra IVA). L'obbiettivo del Governo era raccogliere fondi per tamponare un deficit che dall'inizio della pandemia è diventato abissale.
Colombia, mano tesa ai manifestanti
Telegiornale 07.05.2021, 14:30
Il giorno stesso è stato indetto uno sciopero e da allora la protesta non si è più fermata in un Paese in cui si stima che circa il 40% della popolazione sia povero. Il ritiro del progetto di riforma lo scorso 2 maggio e le dimissioni del ministro dell'economia Alberto Carrasquilla non sono bastati a calmare gli animi e il bilancio provvisorio degli scontri parla da solo: i morti sono una ventina, i feriti più di 800, i “desaparecidos” una novantina e più fonti parlano di almeno una decina di stupri commessi dalle forze dell'ordine.
Di fronte a questi numeri la comunità colombiana in Svizzera ha deciso di agire organizzando per oggi, sabato, una manifestazione di solidarietà con il popolo colombiano in addirittura tre città: Zurigo, Basilea e Ginevra. Alla dimostrazione a Zurigo, nel parco Fritschiwiese, hanno preso parte anche una ventina di colombiani partiti da Lugano. Li abbiamo incontrati prima della loro partenza. E nel video che trovate in apertura di pagina abbiamo raccolto le loro testimonianze.
Sandro Pauli