La regolamentazione sul capitale delle grandi banche deve essere rivista, con un aumento dei fondi propri, e il ruolo della FINMA va rafforzato. Il Consiglio degli Stati ha appoggiato lunedì tutte le misure proposte dalla Commissione parlamentare d’inchiesta (CPI) sulla fusione d’emergenza tra Credit Suisse e UBS.
La CPI ha avanzato questa richiesta dopo essere giunta alla conclusione che la FINMA, l’Autorità svizzera di vigilanza sui mercati finanziari, ha concesso a CS un ampio sgravio per quanto riguarda i requisiti di adeguatezza patrimoniale a partire dal 2017. Questo “filtro normativo” aveva oscurato la reale situazione di CS.
UBS, Zürcher Kantonalbank, Raiffeisen e Postfinance sono considerate di importanza sistemica in Svizzera. La mozione passa ora al Consiglio nazionale. Nel corso di un dibattito durato tre ore, il Consiglio degli Stati ha approvato tutte e dieci le misure presentate dalla CPI sulla crisi del CS.
Anche la presidente della Confederazione, Karin Keller-Sutter, ha sottolineato la completezza e profondità del rapporto pubblicato dalla CPI e le sue preziose conclusioni. Per la “ministra” delle finanze, che ha ammesso la propria delusione per quanto accaduto per la seconda volta dopo la crisi di UBS a causa dei mutui subprime nel 2008, ora è il momento di imparare la lezione per evitare che qualcosa di simile si ripeta in futuro. La crisi di una banca non deve diventare una minaccia per un Paese, ha affermato.

UBS e politica discutono di nuove regole
SEIDISERA 10.03.2025, 18:00
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