Il Consiglio federale ha incaricato il Dipartimento dell'economia di sottoporgli una modifica della relativa ordinanza affinché sia possibile, a determinate condizioni, esportare materiale bellico anche in paesi alle prese con un conflitto intestino.
L'autorizzazione per la fornitura verrebbe comunque rilasciata unicamente se non vi fosse motivo di supporre un uso degli armamenti in quelle stesse ostilità. La deroga non varrebbe inoltre laddove sono in corso guerre civili conclamate, come attualmente in Siria o nello Yemen. Gli obblighi internazionali e i principi della politica estera svizzera sarebbero in ogni caso mantenuti e inoltre le restrizioni continuerebbero a essere maggiori rispetto a quelle in vigore nell'Unione Europea.
Immediata è stata la reazione della sinistra, che ha accusato l'Esecutivo d'inchinarsi all'industria del ramo. Il capo del Dipartimento dell'economia Johann Schneider-Ammann pende dalle labbra di quegli imprenditori, ha puntato il dito il Partito socialista, per bocca della deputata Claudia Friedl, chiedendo il rispetto delle regole attuali. Non hanno lesinato le critiche neppure gli ecologisti: agendo così -ha dichiarato Balthasar Glättli, membro della commissione della politica di sicurezza del Nazionale- il Governo mette in pericolo la possibilità della neutrale Confederazione d'offrire i suoi servigi per mediare in caso di guerra.
ATS/dg